BING & RUTH- “Species” cover album“Species” è il nuovo lavoro discografico di Bing & Ruth, progetto in continua evoluzione guidato dal compositore newyorchese Davis Moore, che torna sulle scene a distanza di tre anni dal riuscito “No Home of The Mind”.

Le sette tracce che danno vita all’album, per un totale di 49 minuti, esplorano le possibilità sonore dell’organo Farfisa, accompagnato qui solo da un clarinetto e un contrabbasso, suonati rispettivamente dai membri fondatori Jeremy Viner e Jeff Ratner. Il disco sembra ispirarsi a due recenti passioni del musicista americano, il deserto e la corsa di fondo, ormai divenuti stimoli costanti per il suo lavoro di composizione, in seguito al suo trasferimento dalla città a Point Dume, in California.

La sua musica cerca di catturare l’essenza delle esperienze trascendenti, rientra nel lignaggio di minimalisti come John Luther Adams , Terry Riley e Gavin Bryars , compositori che evocano la rivelazione personale della bellezza esistenziale, e ci sono momenti nella discografia di Moore che sono all’altezza di quell’ambizione spirituale ed emotiva. Il nostro si distingue da altri minimalisti contemporanei quali Kali Malone, Ellen Arkbro e Kara-Lis Coverdale per la sua continua ricerca della bellezza, non c’è traccia di oscurità nella sua opera.

Tracce come “Body In A Room” e “The Pressure Of This Water” sono vibranti come qualsiasi altra cosa nel catalogo di Bing & Ruth. In queste tracce, Moore utilizza sia i droni infallibili del Farfisa sia il modo in cui i suoi toni possono essere usati per creare scintillanti schemi ad incastro. I risultati ricordano Steve Reich e Philip Glass. “Badwater Psalm” ha un flusso simile, anche se questa traccia introduce anche un’aria più contemplativa nei procedimenti eseguiti con “Live Forever” – avvolgendo uno splendido pennacchio di armonia che si estende per tredici minuti. C’è una spinta ritmica in tutte le tracce di cui sopra, ma “Species” si appoggia anche a toni più astratti su “Blood Harmony” e “Nearer”. Piuttosto che lasciare che la Farfisa risuoni sonoramente su questi tagli, l’organo viene invece sfumato in entrata e in uscita per creare un effetto come lo sciabordio delle onde sulla riva.

Questo lavoro è un’altra magistrale fusione di tecniche ambient e minimaliste di David Moore e dei suoi musicisti!!!


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