Non è da tutti avere la possibilità di suonare alla Royal Albert Hall, bisogna essere bravi e Beth Hart lo è sicuramente, senz’altro la voce più interessante apparsa da lungo tempo a questa parte. La sua caratteristica principale le ha permesso di vincere quest’anno il Blues Music Awards come miglior cantante femminile.
Beth è un’artista prolifica, questa è infatti la sua quarta uscita annuale, un po’ come il suo compagno di avventura in alcune pubblicazioni Joe Bonamassa.
Il concerto che ci è dato ascoltare in uno dei templi della musica mondiale è eccellente, così come bravi musicisti sono i suoi accompagnatori in questa occasione, cioè Jon Nichols alla sei corde, Bob Marinelli al basso e Bill Ransom alla batteria. È la Hart che ruba la scena con la propria vocalità rauca e sensuale allo stesso tempo, con una presenza scenica in grado di attirare l’attenzione del pubblico dall’inizio alla fine grazie alla capacità di donarsi totalmente, senza freni inibitori.
L’esibizione è stata registrata la serata del 4 maggio di quest’anno e il concerto era sold-out. Molto bella l’entrata in scena della nostra, la cui voce comincia ad ascoltarsi quando ancora non è apparsa sul palco e si lascia andare in una toccante versione a cappella di “As long as i have a song” uno dei brani di punta di “Better than home”. Con l’entrata in scena del gruppo si inizia alla grande con “For my friend” un pezzo di Bill Withers resa in una versione da potente power trio con Nichols in grande evidenza. Il pubblico è già sotto il palco completamente alla mercé della Hart. Lei lo sa e offre una versione jazzata di “Close to my fire” in cui il contralto della sua ugola è al meglio. Pezzo da brividi.
La musica è eterogenea non si fissa su di un unico genere, infatti “Bang bang boom boom” viene eseguita al piano e dirige la band in una resa rallentata con elementi che sfociano nel C&W. “Spirit of God” è una traccia che parla del suo rapporto con la religione, viene presentata come un’orchestra di rock and soul.
Si entra ora in un momento più raccolto ed intimo in cui Beth ci fa capire che gran strumento sia la sua voce, sempre in controllo, ma capace di spingersi in luoghi spazio-temporali inarrivabili per molte colleghe. È il momento in cui si l’emozione prende il sopravvento sull’impatto, la raffinatezza sulla potenza sonora.
Un bel disco (con allegato dvd) che ci riporta ai momenti in cui il classico doppio live rappresentava l’apice di una carriera e la chiusura è affidata a “Caught out in the rain” un lungo blues in crescendo con la voce che mi riporta a mostri sacri come Janis Joplin per intensità e passione. Il vertice della discografia della Hart!!!


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