ARCTIC MONKEYS – ‘The Car’ cover albumIl singolo principale del settimo album in studio degli Arctic Monkeys, “The Car”, è insolitamente lussureggiante e malinconico, inondato di archi, tastiere e il dolce picchiettio della batteria di Matt Helders. Dal punto di vista sonoro, “There’d Better Be a Mirrorball” evoca colonne sonore di film vintage come quelle di Piero Piccioni e il lounge pop di Burt Bacharach o Richard Hawley, mentre il frontman Alex Turner canticchia nella parte alta della sua estensione vocale. La traccia è incentrata su una relazione fallita, poiché Turner immagina che i suoi ultimi momenti con la sua amata siano accompagnati dalla luce che si riflette su una sfera a specchio.

Gran parte di “The Car” è pieno di brani altrettanto lussureggianti e pessimistici che evocano una nostalgia agrodolce. Sebbene anche “Tranquility Base Hotel & Casino” del 2018 mostri un desiderio per il passato, questo si discosta dal suo predecessore sia per la sua serietà che per la propria grandezza sonora. Molte tracce qui, come “Body Paint” e “Perfect Sense”, sono bruciatori lenti che si dilettano nella loro strumentazione.

Per tutto il disco, Turner canta in un registro acuto una discreta quantità di pezzi, che, sebbene effettivamente espressivo e addolorato, può diventare noioso dopo un po’. Non aiuta il fatto che, nonostante crei un’atmosfera piacevole e avvolgente, alcune di queste canzoni – la title track e “Big Ideas” in particolare – soffrano di una mancanza di slancio dinamico.

La psichedelica “Hello You”, d’altra parte, ronza su un ritmo tropicale e un ritornello musicale contagioso che si insinua nella tua psiche. Gli archi, i sintetizzatori e la voce e le tastiere di Alex vorticano l’una intorno all’altra mentre la traccia si avvicina ad un climax deludente. Altrove, brani più lunatici come “Jet Skis on the Moat” e “Sculptures of Anything Goes” sono intrisi di tagli di soul vintage, guidati da groove lenti e sinuosi.

Di tutti i brani dell’LP, quest’ultimo è più simile al lavoro recente degli Arctic Monkeys, con la sua strumentazione scheletrica, le tastiere rimbombanti e i testi criptici sul bere caffè con ‘spie non da molto tempo in pensione’.

Ma “The Car” riconosce a malapena il suono garage-rock che ha reso famosa la band a metà degli anni 2000. La direzione che hanno preso qui li vede mostrare i muscoli in un modo che elimina l’ironia sfacciata di “Tranquility Base Hotel & Casino” a favore di una serietà più lamentosa, mentre allo stesso tempo si basa sul senso di avventura di quel rilascio!!!

Se l’industria musicale crede che il gruppo britannico possa riportarla ai fasti di un tempo ci addentriamo nel fantastico perché la realtà è che gli Arctic Monkeys sono appena meglio di quei ridicoli dei Coldplay!!!


 

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