Angelique Kidjo è una cantante belinese che iniziò la propria carriera cantando in Yoruba per poi, nel corso del tempo, intraprendere un percorso di musica afroamericana incidendo brani cantati sia in francese che in inglese. È famosa per una trilogia di dischi in cui si cimenta, rispettivamente, nel blues, nella musica brasiliana e in quella caraibica.
Ora ha cercato di ridare vita al capolavoro dei Talking Heads “Remain in light”, riproponendolo pezzo per pezzo. La nostra afferma che non conosceva l’album fino al 2016 e, una volta ascoltatolo, se ne è invaghita e ha pensato fosse una cosa interessante rifarlo per intero.
Si è circondata di musicisti di estrazioni completamente diverse quali Tony Allen alla batteria (l’inventore dell’afrobeat), Ezra Koenig dei Vampire Weekend, Devontè Hynes, il bassista Pino Palladino e la sezione fiati degli Antibalas.
Ne risulta un’opera in cui la Kidjo rifà gli otto brani in una chiave afropop, suonata solidamente e con gran classe ma che risulta priva di ciò che rese il disco in questione un album fondamentale: è assente quel senso di straniamento, la nevrosi urbana, quel suonare a strappi e il ritmo che era un pugno nello stomaco.
In quest’occasione sembra di essere in un Hotel di gran lusso, estremamente sensuale, in cui tutto funziona a meraviglia e non c’è una nota fuori posto.
Risulta affascinante, ma non ne rinverdisce lo spirito!!!


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