Nonostante la giovane età, Alexis Evans dimostra tutta l’abilità nel districarsi tra le varie diramazioni della musica nera con un repertorio che vira tra soul, R’n’B e funky.
La freschezza è la sua caratteristica più evidente, quella che manca in molti suoi colleghi del vecchio continente. “I’ve Come a Long Way” arriva a tre anni di distanza dal suo debutto “Girl Bait”, che ha fatto molto parlare di lui in tutta la Francia. Registrato a Bordeaux, mixato a Sidney da Nate Goldentone (Dojo Cuts, The Liberators) e masterizzato a Los Angeles, “I’ve Come a Long Way” è un disco fortemente ispirato ai maestri del genere (Otis Redding, The Meters e Sly & The Family Stone) che suona incredibilmente maturo e originale se si pensa che è stato concepito da un ragazzo di 25 anni. 11 tracce di torrido deep soul, funk in stile The Meters e rhythm and blues fuori dal tempo che offrono poche concessioni agli stili e alle mode attuali. “L’intento era quello di creare un disco approcciando la scrittura, gli arrangiamenti e i suoni come facevano The Impressions o Bobby Womack” dice Alexis “quando ci siamo chiusi in studio a registrare ognuno di noi era sulla stessa lunghezza d’onda e siamo riusciti a trovare il nostro suono”.
Fan di James Hunter Six e dei suoni della Stax Records, prendete nota, perché si tratta di un album che non è laccato, ma possiede capacità di scrittura, e arrangiamenti in cui i fiati suonano come dovrebbero sempre suonare, cioè concisi e alternativi alla sei corde che dipinge momenti swinganti come nel brano ”How can i get over”.


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