E’ arrivato il momento delle ristampe degli ultimi cinque dischi dei Felt. Parliamo dei Felt senza Maurice Deebank, prezioso chitarrista ed alter ego di Lawrence, che si ritirò dopo il loro quarto album.
Durante i primi cinque anni dei Felt a cui corrispondono, da pianificazione, i primi cinque album ed i primi cinque rispettivi singoli, Lawrence ha passato tanto tempo a rincorrere il suo chitarrista che frequentemente abbandonava il gruppo per poi tornare dopo le suppliche del cantante. Nel 1985 Deebank lasciò definitivamente i Felt che da quel momento, soprattutto nella persona di Lawrence, si trovarono alle prese con la ricerca di nuove direzioni. Lawrence avrebbe sempre voluto una band composta da elementi coesi ma, come racconta, i suoi partners non erano sulla sua lunghezza d’onda. Amava dire, ‘Loro sono musicisti, io sono un artista’. Lui, professionista instancabile con l’obiettivo di far successo ed entrare in classifica con la sua arte e in sintonia col l’estetica DIY, avendo abbandonato la scuola a quindici anni ed essendo completamente autodidatta, è lontano anni luce dallo stile di vita eccentrico e pieno di eccessi dell’ambiente musicale inglese fine Settanta e Ottanta. E poi i Felt non piacevano a John Peel, e questo nella Gran Bretagna di quegli anni era un pò come dire che il grande successo non sarebbe arrivato.
Ma torniamo ai giorni nostri. Lo scopo principale di queste ristampe assolutamente volute da Lawrence che ci ha lavorato per cinque anni, è dare una possibilità ai giovani di ascoltare i Felt. In un’intervista dichiara di avere la speranza che i Felt suscitino nelle generazioni più giovani l’effetto che i Velvet Underground ebbero su di lui quando li ascoltò per la prima volta.
Inoltre, da perfezionista accanito qual è, rimette mano a tutto, dai remasters che quando è possibile effettua partendo dei nastri originali, al design dei box, alla scelta dei gadgets, quando addirittura non dà una nuova produzione al disco originale.
Una riscoperta dei Felt è auspicabile, non hanno avuto i giusti riconoscimenti quando erano attivi ma hanno fornito svariate coordinate a molta della musica dei Novanta.
Non dimentichiamo che tutto ebbe inizio quando l’irascibile Mark E. Smith li volle ad aprire alcune date dei Fall a Londra e dintorni prima ancora che i Felt pubblicassero il loro primo album… Lawrence gli mandò una cassetta e lui li precettò. Da lì alla Cherry Red il passo fu breve… E la storia continua…
In ogni box, oltre al cd rimasterizzato, si trova un bonus 7” e una serie di gadget molto interessanti che contestualizzano la band nella scena musicale underground dell’epoca.

‘Forever Breathes the Lonely Word’ (1986)
In pieno stile Felt nonostante la defezione di Maurice Deebank, il cui apporto chitarristico ha caratterizzato profondamente i primi quattro album del gruppo, ‘Forever Breathes the Lonely Word’ è un disco particolarmente luminoso. Le melodie aggraziate cantate da Lawrence sono ora spesso supportate dall’accompagnamento del suono Hammond di Martin Duffy (poi nei Primal Scream), dando qua e là una sfumatura sixties. E si avvale della produzione di John A. Rivers che come sempre valorizza al meglio le caratteristiche stilistiche più peculiari della vena creativa di Lawrence.


‘Poem Of The River’ (1987)
‘Poem Of The River’ mantiene una continuità naturale con il percorso artistico iniziato con l’album precedente, ovvero quello di acquisire più compiutamente il contributo del nuovo suono introdotto da Martin Duffy. Sempre ricco di eleganti spunti melodici che le diverse interazioni tra chitarra, voce e hammond intessono in diverse combinazioni scambiandosi talvolta i ruoli, ‘Poem Of The River’ è un album che sa essere a tratti molto intimo. Le ballate sono il pezzo forte dal punto di vista dell’intensità espressiva di Lawrence.


‘The Pictorial Jackson Review’ (1988)
Le avvisaglie di un po’ di stanchezza a livello di evoluzione stilistica affiorano. Si sentono un po’ troppo esplicitamente i modi degli eroi dichiarati di Lawrence, Lou Reed e Dylan, e le composizioni sono poco originali, o meglio, sembrano già sentite. Rispetto all’edizione del 2003 Lawrence ha cambiato la scaletta e sostituito due brani, questo a dimostrazione della caparbietà indomabile con cui Lawrence persegue la sua soddisfazione artistica.


‘Train Above The City’ (1988)
L’album che non ti aspetteresti mai di sentire… tutto strumentale, piano e tastiere in primissimo piano. La musica si muove tra diversi stili con la grazia che contraddistingue tutta la produzione di Lawrence. Anche se qui, di fatto, il protagonista è Martin Duffy. Si va da un ambiente malinconico un po’ jazzy a momenti più vivaci un po’ Broadway, in alternanza con fasi più minimali, pianoforte con pochi accordi e melodie semplici. ‘Train Above The City’ sta alla discografia dei Felt come un sogno sta al razionalismo di Lawrence.


‘Me and A Monkey On The Moon’
Riecco i Felt che conosciamo, torna la forma canzone e il cantare vagamente strascicato e nasale di Lawrence. Di nuovo una formazione con due chitarre, John Mohan lead guitar e Richard Left alla ritmica. Ne deriva un naturale ridimensionamento del ruolo delle tastiere, tuttavia l’impatto delle chitarre non è così pregnante come all’epoca di Maurice Deebank, quando l’ombra di Tom Verlaine, altra musa di Lawrence, era più percettibile.
Missione compiuta, dieci album e dieci singoli in dieci anni.
I Felt si sciolgono nel 1989, e non si riformeranno mai più, non è nei piani di Lawrence.


L’arte di non piegarsi ai compromessi premia l’arte ma non l’artista.
Questo il caso di Lawrence, che vive al dodicesimo piano di un edificio di edilizia popolare in un quartiere di Londra e non è mai salito su una limousine…
Per le ristampe dei primi cinque titoli, rimandiamo alla pagina https://www.discoclubparma.it/felt/

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