Dopo l’esordio con “Good Will Come to You” (2017) e il successivo “The Same But by Different Means” (2019), “Sundry Rock Song Stock” è il terzo album in studio del cantante canadese Jean-Sébastien Audet (in arte Yves Jarvis) disponibile via ANTI.
Oltre a mescolare musica ed elementi autobiografici, ai quali dà un respiro intimo grazie all’utilizzo sommesso della voce, l’ultimo disco del cantautore canadese fonde svariati generi come il folk, l’R&B e il progressive rock. A tal fine gli è stato utile ispirarsi a band come i King Crimson e gli Yes, le cui composizioni prendono linfa vitale dai paesaggi collinari inglesi. «La loro musica non è solo una questione di scrivere canzoni – dice Jarvis nella nota stampa – si tratta di motivi e vignette che ritornano in maniera ciclica. Penso alla loro musica come una stanza in cui puoi entrare e uscire».
Nel suo secondo album, “The Same But by Different Means”, il produttore di Montreal Yves Jarvis ha creato un bellissimo patchwork di frammenti impressionistici che si confondevano insieme in uno stato d’animo sostenuto. Mettendo insieme esperimenti con melodie mattutine di R&B, manipolazione sperimentale di nastri e musica solitaria di cantautori, Jarvis (vero nome Jean-Sebastian Audet) non ha seguito linee guida stilistiche distinguibili, ma ha incollato i suoi pezzi del puzzle musicale insieme a un tono generale emozionale e riflessivo.
Questo design sonoro continua con il terzo album “Sundry Rock Song Stock”, che scambia le qualità blu riflessive e solitarie del precedente per una rigogliosità organica e vivace rappresentazione dalle tonalità verdi della copertina. Più vivace non si traduce in alcun modo in più rock, dato che il disco in questione mantiene la stessa energia dolce e fluttuante di gran parte della produzione di Yves. Invece della contemplazione a tarda notte del penultimo album, tuttavia, questi dieci pezzi hanno tutti un brillante ottimismo mattutino, anche nella loro forma più astratta. Impila armonie vocali imperfette su molti brani, richiamando le prime vocalizzazioni modellate dai Beach Boys di Panda Bear e Animal Collective su brani come “For Props”. Invece di implementare l’approccio rituale boscoso degli Animal Collective, Audet poggia le canzoni a linee di basso soft-rock morbide, piano elettrico gentile e melodie equilibrate. Il dolcemente fluttuante “Victim” ha la stessa dolcezza solare della gentile psichedelia di Chris Cohen, e il più minimale “Emerald” si basa su una paziente serie di loop di synth per un coro silenzioso di voci e strimpellii di chitarra acustica. La produzione su tracce più elettroniche ricorda il materiale più emotivamente spoglio di Caribou, che si adatta perfettamente agli strumentali organici dei brani arrangiati più tradizionalmente.
Proprio come in “The Same But by Different Means”, le dieci canzoni di “Sundry Rock Song Stock” si deteriorano rapidamente dalla struttura alla consistenza, Yves mostra ancora una volta la sua abilità nel tessere esperimenti con il delay a nastro dentro e fuori i suoni più accessibili. Anche la sfumatura country di “Fact Almighty” si spezza per far entrare suoni inaspettatamente psichedelici di sintetizzatori e batteria fuori uso. Sebbene il lavoro sia relativamente breve, con soli 33 minuti e dieci tracce, è un altro superbo esempio dello stile unico del nostro. Tutti i suoi suoni piacevolmente confusi si allineano, creando un’atmosfera che comunica perfettamente i temi dell’apertura e della tranquilla eccitazione per l’intera raccolta. A questo marasma sonoro rimane la voce a tessere le fila, eterea ed onirica, in grado di mantenere coesione ad un’eterogeneità di fondo. Da seguire con attenzione perché il buon Jean-Sebastian ha tutte le caratteristiche del genietto!!!
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