WALLFLOWERS – ‘Exit Wounds’ cover albumThe Wallflowers sono la band di Jakob Dylan, figlio di Bob, ovviamente, ma il loro successo, ormai estremamente longevo, non deve scomodare o farsi offuscare da paragoni prestigiosi. Diventa così un enorme piacere ascoltare “Exit Wounds”, un disco upbeat, ricchissimo di singoli e con un inedito tocco di Americana che lo rende più profondo e avvolgente. L’album è stato annunciato nell’aprile scorso in occasione di una visita della band per una performance da Jimmy Kimmel e arriva a quasi dieci anni dal penultimo disco. La loro hit più famosa, “One Headlight”, è tuttora uno dei pezzi più passati sulle radio ‘Adult Alternarive’ americane, a venticinque anni dalla sua uscita originale.

Dopo una pausa decennale, Dylan si è rivolto all’asso della produzione, Butch Walker, per dirigere la reincarnazione della band. Il disco che ne risulta è un sound radicato e americano con una profonda enfasi sul songwriting e sulla melodia. Dylan non ha mai presentato gli stessi musicisti su dischi consecutivi, e lo stesso schema vale in questo. Le canzoni sono bollenti e lussureggianti e la calda voce di Jakob si trova comodamente sopra il mix.

La traccia di apertura, “Maybe Your Heart’s Not In It No More”, esce dal cancello con un ondeggiamento blues e il nostro condivide le armonie vocali nel ritornello con la cantautrice Shelby Lynne. La traccia di cinque minuti è una bellezza a combustione lenta. Jakob sembra mettere in dubbio le proprie motivazioni in questi tumultuosi ultimi quattro anni. La stratificazione di chitarre acustiche, pianoforte e slide guitar porta abilmente la canzone ad un altro livello, con solo il minimo accenno del padre Bob che traspare nella sua voce.

“Roots and Wings” attinge ad un suono, beh, radicato in stile Springsteen. Un brano allegro, che si conclude con un assolo di chitarra blues. Lo slancio continua per “I Hear the Ocean (When I Want to Hear Trains)”. Dylan si armonizza con il produttore Walker per la traccia rimbalzante. Butch ha una spiccata capacità di far emergere suoni freschi dagli artisti con cui lavora, e questo disco non fa eccezione. L’atmosfera del New Jersey è ancora più alta in “The Dive Bar In My Heart”. Un piccolo cenno a Springsteen e Bob Dylan, il pezzo ottimista porta un’energia e un’intensità emotiva senza i riff di chitarra in primo piano. Lynne ritorna e le cose rallentano per il delicato e bellissimo “Darlin’ Hold On”. Lo spazio lasciato dal leggero e percussivo controtempo è riempito da ‘licks’ di pianoforte e chitarra.

Le cose girano decisamente nella direzione opposta su “Move The River”, caratterizzato da un groove folk allegro con alcune lievi influenze spagnole all’inizio, che si trasformano in un brano rock senza fronzoli. La commovente ballata “I’ll Let You Down (But Will Not Give You Up)” cresce con uno squisito ritornello armonizzato del testo del titolo. La complessità blues di “Wrong End of the Spear” porta un’energia intima simile, fondendo un forte lirismo con una consegna intima su una strumentazione lussureggiante e completa. Il ritmo aumenta per il pezzo indie rock di “Who’s That Man Walkin’ Round My Garden”. La traccia è un petardo, traboccante di un’energia alla Stones. Dylan e Walker condividono le voci gridate del ritornello. Il disco si chiude con “The Daylight Between Us” mid-tempo, un finale introspettivo appropriato che arriva con un bagliore folk e un’energia rock blues. La traccia stessa si chiude con un assolo di chitarra emozionante.

“Exit Wounds” è un forte rientro nell’atmosfera musicale per Jakob Dylan and the Wallflowers. Mentre, qualunque cosa accadrà dopo per la band attingerà sicuramente a nuovi suoni, questo disco si regge da solo e dovrebbe fornire molte emozioni!!!


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