La Appleseed fu fondata nel 1997 da Jim Musselman e si può considerare un’etichetta legata alla tradizione della musica americana. Non certamente un bel periodo per dar vita ad una discografica di simili contenuti, soprattutto considerando che in quel momento storico gli ascoltatori erano orientati verso l’indie-rock, la musica alternativa nelle sue varie forme, l’elettronica e via discorrendo.
Sono tre i principi su cui la Label si basa: la musica deve avere forti legami con il sociale in cui verità e giustizia hanno un peso fondamentale, i musicisti nel comporre nuovi brani si devono ispirare a storie personali e bisogna tenere in vita il legame con la tradizione musicale stelle e strisce. Il primo album pubblicato fu un tributo a Pete Seeger, canzoni da lui composte, interpretate oppure adattate dal titolo “Where Have All the Flowers Gone: The Songs of Pete Seeger”. Il disco includeva versioni di Bruce Springsteen, Jackson Browne & Joan Baez, Judy Collins, Terkel, Robbins, and Ani DiFranco.
Oggi, a distanza di ventun anni viene dato alle stampe un triplo cd per celebrare l’anniversario della nascita della Appleseed. Il cast partecipante è impressionante per qualità e numero per cui mi limiterò a segnalare solo i più conosciuti quindi Springsteen, Pete Seeger, Jackson Browne, Joan Baez, Tom Russell, Donovan, Steve Earle, Eric Andersen, Levon Helm e David Bromberg.
L’opera ha una notevole qualità artistica dovuta al valore dei brani presenti. Ovviamente ve ne sono alcuni che si elevano sopra gli altri come nel caso di “If i had an Hammer” che il “Boss” interpreta in modo splendido aiutato da una formazione messa in piedi proprio per questo disco. La vocalità è molto differente e all’inizio si fa fatica a riconoscere il brano. Non sarà facile dimenticare il pezzo in cui protagonisti sono il violino (Sam Barfield), la sei corde (Frank Bruno) e le voci (Lisa Lowell, Soozie Tyrrell, Mark Pender e Patti Scialfa).
Altra traccia da urlo è la folk ballad “Well may the world go” in cui l’attore Tim Robbins rilegge il brano di Seeger attraverso un ritmo frenetico e una vocalità da brividi, forse il meglio del lavoro.
Tom Russell è da sempre nel mio cuore e la sua versione di “Across the border” in chiave messicaneggiante mi commuove alle lacrime. Mi ricorda il periodo cooderiano con Flaco Jimenez. Bravissimo e coinvolgente.
Natalie Merchant è in un periodo di grazia e lo dimostra in “There is no good reason” con l’accompagnamento vocale di Springsteen e Bonnie Raitt. Bruce ancora sugli scudi con la famosa “We shall overcome”. Fisarmonica in primo piano dietro alla sua voce caratteristica.
Mi fermo qui altrimenti ci sarebbe da proseguire per ore, vi basti sapere che la soddisfazione per gli amanti della canzone d’autore è ai massimi livelli. 57 canzoni con nove inediti assoluti per omaggiare una casa discografica che da vent’anni a questa parte permette alla grande musica americana di far sentire ancora la propria voce!!!


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