Nel mondo del jazz è senz’altro più usuale che le labels fossero un punto di riferimento per gli amanti di questo genere. Abbiamo etichette come la Verve nata negli anni Cinquanta ma che aveva un riferimento nella musica degli anni Quaranta, quindi il bebop oppure il jazz mainstream, la Blue Note, con il suo hard bop degli anni Cinquanta, la Impulse, con la sua musica creativa degli anni Sessanta, e infine l’ECM, alla fine dei Sessanta e nei Settanta.

Nel rock e dintorni, invece, questa caratteristica di importanza delle case discografiche ha preso corpo essenzialmente negli anni Ottanta, quando sono nate le etichette indipendenti più importanti. Abbiamo la SST negli Stati Uniti con gruppi esclusivamente statunitensi ; la 4AD, che inizialmente aveva unicamente gruppi britannici e solo con i Pixies e The Throwing Muses ha cominciato ad allargare il proprio mercato anche ai gruppi americani. Andando verso la fine degli anni Ottanta abbiamo la Dischord, la Sub Pop, poi il fenomeno esplode definitivamente negli anni Novanta e nei Duemila con etichette come Drag City, Constellation, Jag Jaguwar, Secretly Canadian, Kill Rock Stars e ultimamente, un’etichetta che a me piace tantissimo, la Paradise of Bachelors.

Tra tutte queste labels non ho citato quella di cui andiamo a parlare oggi, che è la Thrill Jockey. Il motivo per cui mi premedisquisire di quest’etichetta è che quest’anno cade il suo venticinquesimo compleanno, esattamente nel ’92 a New York. Fu fondata da Bettina Richards, che ne è ancora alla guida e continua a condurla con caratteristiche fondamentali quali piena libertà creativa e profitti divisi al cinquanta per cento con gli artisti del roster. Nei dintorni degli anni Novanta Bettina iniziò la sua attività, prima lavorando in un negozio di dischi ad Hoboken, New Jersey, poi entrò in una grossa etichetta discografica, l’Atlantic, che venne presa sotto l’egida della London Record, che finì prima all’Universal e poi alla Warner, e lei seguì tutto questo iter.

Il problema essenziale è che lei, grande amante di musica, si trovava a dover lavorare con personaggi il cui scopo essenziale era far soldi e a cui della qualità della musica interessava poco o nulla.

Tutto questo la portò a fondare lei una propria etichetta, con un totale di circa trentacinquemila dollari, parte risparmi suoi, cinquemila, e parte dei famigliari, ventimila la nonna e diecimila il padre. Nel ’95 si trasferì da New York a Chicago per diverse ragioni, e portò con sé l’etichetta: gli affitti a Chicago erano più bassi e la tassazione sensibilmente inferiore.

Quando parliamo di etichette crediamo di aver a che fare con chissà quali edifici, uffici e cose di questo genere, in realtà se si guardano foto che possono essere reperite anche in rete sembrano quasi scantinati con due o tre scrivanie, scatoloni per terra accatastati e piuttosto in disordine, ma alla fine quello che conta è il risultato, ovvero la qualità del lavoro.

L’idea di base della fondatrice fu quella di creare e di pubblicare della musica che non avesse alcun limite di genere, e di offrire la possibilità al fruitore di scaricare per intero le tracce di ogni album del catalogo dell’etichetta, perché come disse in un’intervista del 2006 al Chicago Reader “Se una persona ha l’opportunità di ascoltare un disco, è più facile che l’acquisti. Parliamo di persone appassionate, chiunque può ascoltare, ma chi non ha questa passione difficilmente compera.”

Per tutti questi motivi il catalogo è ricco di artisti tra i più disparati, si va dall’elettronica dei Mouse on Mars, degli Oval, di Nobukazu Takemura (tipi di elettronica completamente diverse l’una dall’altra), al post rock con Tortoise, Town and Country, Pit er Pat, a gruppi tipicamente indies, in alcuni casi anche pop ma con suoni ed arrangiamenti un po’ dissonanti, tipo Sea and the Cake, Fiery Furnaces, Califone….

L’etichetta ancora oggi si presenta al passo coi tempi. Non è rimasta a cercare gruppi che suonassero come vent’anni fa, ma ha cercato anche bands attuali che mantenessero una certa integrità artistica.

Anche oggi abbiamo ottimi dischi che escono da questa label, da gruppi come Entrance, Pontiak, White Hills, Arbouretum.

10 TITOLI (storici anche come impostazione musicale)

Bobby Conn – “The Golden Age”
Man Forever – “Play what they want”
Matmos – “The Marriage of True Minds”
Mouse on Mars – “Glam”
OOIOO – “Gold and Green
Oval – “Dok”
Pit Er Pat – “High Time”
Sea and the Cake – “Nassau”
Nobukazu Takemura – “Scope”
Tortoise – “Tortoise”

10 TITOLI (dal suono più legato alle uscite di oggi)

Arbouretum – “The Gathering”
Black Twig Pickers – “Rough Carpenters”
Brokeback – “Looks at the Bird”
Califone – “Quicksand / Cradlesnakes”
Eleventh Dreamday – “Prairie School Freakout”
Fiery Furnaces – “Blueberry Boat”
Giant Sand – “Chlore of Enchantment”
Steve Gunn – “Seasonal Hire”
Glenn Jones – “The Wanting”
Pontiak – “Sun on Sun”

 

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