THE LONG RYDERS – ‘September November’ cover albumProdotto dall’uomo dei Ramones Ed Stasium, scritto e registrato – per lo più – da quando Tom Stevens è morto a soli 64 anni, “September November” vede il chitarrista Steven McCarthy assumere le funzioni di basso con Murry Hammond degli Old 97s che dà una mano. Anche D. J. Bonebrake, delle leggende punk X di Los Angeles, è ospite, così come la violinista di Coal Porters/Royal Academy of Music, Kerenza Peacock.

Le radici dei Long Ryders possono essere fatte risalire ai revivalisti del garage rock The Unclaimed, che si formarono a Los Angeles nel 1979. I primi lavori dei Long Ryders furono fortemente influenzati sia dal punk (in gran parte attribuibile al devoto collezionista di dischi Sid Griffin) che dal country old-school (amato da Steven McCarthy).

Dal 1983, o giù di lì, il batterista Greg Sowders è seduto dietro a tre polistrumentisti/cantanti/cantautori nelle sembianze di McCarthy, a destra del palco, Tom Stevens, a sinistra, e Griffin, al centro. Quel virtuosismo, quelle tre voci, significa che i dischi del gruppo non hanno mai dovuto trainare alcun tipo di linea. In effetti, dipingono da soli.

Il quinto LP vero e proprio della band, e il secondo dal loro sostanziale ritorno dopo lunga pausa – tra il 1987 e il 2004 – “September November” è, dice Griffin, ‘due terzi del genere alt-country distillato che abbiamo contribuito a fondare negli anni ’80 e un terzo Paisley Underground avventurismo con un pizzico della nostra folle passione gettata dentro’.

Il disco potrebbe essere in gran parte privato della creatività di Tom Stevens, ma è pieno della sua influenza, che culmina in “Flying Out Of London”, la canzone che ha lasciato:

‘L’aeroporto è come un fantasma/Ho una grande ala nel cielo È ora di allontanarsi dal viaggio/Non riesco a sentire gli anni che passano’. Tom la canta e suona la chitarra in cima alla sua linea di basso grande, tipicamente eloquente, cori per gentile concessione della figlia, Sarah Stevens.

Ricordo Sid Griffin che diceva che “Bells of August” di Stevens era la sua canzone preferita in “Psychedelic Country Soul” e anche la chiusura emotiva del bassista qui è all’altezza del meglio di questa. Può un’ombra essere brillante? L’unico cast di “Flying Out Of London” su “September November” me lo fa pensare. Certamente il ‘volo’, in una forma o nell’altra, è una caratteristica di altre tre canzoni, mentre “Hand Of Fate” di McCarthy e “Until God Takes Me Away” di Griffin sono lettere d’amore che stanno lasciando ai loro partner, quando sarà il momento.

Anche il singolo dell’anno scorso “Tom Tom” è nel mix. Lo spessore di quella nuvola brillante dà il nome a “Flying Out Of London”, che conferisce alla sequenza della traccia una parvenza di cronologia, insieme ad un altro classico di Tom guidato dal basso, “A Stitch in Time”, tratto da “Two-Fisted Tales” del 1987.

Ci sono immagini nel pacchetto che in qualche modo rimandano all’era di “Native Sons”, ma forse sono solo i passaggi e l’ambientazione country. Ciò che “September November” ha in comune con ogni loro uscita è la sua mancanza di ascolti ripetuti. Non si tratta di essere ‘vecchia scuola’, è solo essere molto meglio dell’immediatezza della psiche in streaming.

Iniziando con la rockeggiante title track, ‘point man’ Sid Griffin al microfono, il lavoro raggiunge i punti di contatto di Long Ryders: treni che saltano attraverso il paese nella migliore tradizione di Kerouac, famiglia, amici, stato dell’unione /stato del mondo.

“Elmer Gantry Is Alive And Well”, un brano di McCarthy/Griffin, è un ‘mi piace’ favolosamente eloquente per l’assalto alla Capitale/alla democrazia e al rumore di Trump, ‘Le uniche persone che ti hanno visto vincere, sono imbonitori truffatori e ciarlatani’.

La strumentale “Song For Ukraine” di Sid, violino in primo piano, sembra davvero soffrire per la situazione lì, mentre “To The Manor Born” e “Country Blues (Kitchen)” sono altri momenti salienti prima del finale di “Flying Out of London”.

Molto più che un tributo a un musicista brillante e politicamente esperto, parole attribuibili ai Long Ryders tutti, tra l’altro, il nuovo rilascio è un meraviglioso LP: l’esecuzione, i testi e il canto, quelle armonie. Merita il suo posto privilegiato accanto ai must dei nostri: “Native Sons”, “State Of Our Union”, “Two-Fisted Tales” e “Psychedelic Country Soul”.

Questo è il disco assolutamente giusto al momento perfetto!!!


Category
Tags

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *