THE CORAL: “Coral Island” cover album“Coral Island” è il decimo album in studio della band inglese The Coral, uscito il 7 maggio via Run on Records/Modern Sky (inizialmente previsto per fine aprile). Registrato ai Parr Street Studios di Liverpool, il (doppio) disco arriva a distanza di quattro anni dal precedente “Move Through the Dawn”.

Registrato in un senso di caos copia e incolla a malapena controllato, il nuovo disco è stato scritto ed eseguito dalla formazione polistrumentista e multitalento di James Skelly, Ian Skelly, Nick Power, Paul Duffy e Paul Molloy più un ospite speciale.

Non solo è il loro primo doppio album, ma anche il loro primo concept. L’estremità del molo, i portici e gli spettacoli, gli skelter che svettano su spiagge di ciottoli. Due lati della storia: le altezze scintillanti dei tempi d’oro dell’estate seguite dalla caduta e dai personaggi spettrali che ancora popolano le bancarelle deserte e le passerelle. L’album, che è stato realizzato grazie ai fiorenti scritti di narrativa del tastierista Nick Power, imposta l’immaginario attraverso la nostalgia dell’infanzia vista attraverso gli occhi degli adulti che ricordano giorni inebrianti di valzer e zucchero filato.

La band gocciola le canzoni nella loro solita psichicità da sogno, la voce di James Skelly brama dappertutto mentre canticchia melodie malinconiche che penetrano nel tuo subconscio. La prima parte del disco trabocca di speranza e gioia. “Single Lover Undiscovered” dà il tono, meravigliosamente. Un nuovo giorno, nuove opportunità. Salta e scivola con grazia, a testa alta. “I Mist On The River” riporta la band al meglio del loro suono di “Magic And Medicine”, affinato alla perfezione nel corso degli anni, le note d’organo di apertura attirano quella meraviglia del loro nuovo mondo. Il momento clou a metà del viaggio musicale, “Vacancy”, sembra senza tempo, ancora una volta un Wurlitzer che si avvolge sotto la melodia stordita porta i ricordi delle sale da ballo alla fine dei moli, brulicanti di gioia vertiginosa. È una sensazione che continua sul meraviglioso “My Best Friend”. La canzone di chiusura del lato, “Autumn Has Come”, si inserisce perfettamente nel cambiamento di umore. Le giostre si stanno esaurendo, le onde fredde lambiscono la costa, ‘i giorni d’oro sono finiti’. La melodia inizia a tormentare, un precursore della seconda metà dell’opera, con una linea perfetta che viene in mente a tutti noi ogni anno, mentre ci ricordiamo alla fine di un’altra estate, ripensando ai giorni della nostra giovinezza quando sembravano senza fine.

Ciò che lega così bene le canzoni sono gli intermezzi di parole, registrati dal nonno degli Skelly e filtrati attraverso un effetto di eco per conferirgli un’aria di mistero. È da queste parti che la band è riuscita a intrecciare le proprie canzoni al concept, affiancando l’album al secondo lato di “Ogden’s Nut Gone Flake”, ovvero il classico “SF Sorrow”. La formazione sta tirando su quella stessa idea di un lavoro come opera di letteratura, canzoni come storie, e rafforza la necessità di tornare a un’epoca in cui gli album erano corpi di lavoro coesi piuttosto che una raccolta di singoli. “Coral Island“ è un bastoncino di roccia di Blackpool da divorare lentamente e costantemente, assaporare mentre il messaggio scorre dappertutto. Il libro di accompagnamento di Power, illustrato da Ian Skelly, consentirà ai fan di approfondire il loro mondo.

Skelly Sr chiude il lato con “End Of The Pier”, un saluto ai portici e alle passeggiate prima di riaprire il secondo set con “The Ghost Of Coral Island”. I resti dell’estate giacevano sparsi sul pavimento mentre la band iniziava a guardare indietro attraverso le fessure del telone che copre la loro giostra.

“Golden Age” sembra sia un benvenuto che un arrivederci alla folla. Da lì, le cose iniziano a prendere una svolta più inquietante con “Faceless Angel”, una versione quasi inquietante di “Johnny Remember Me” mentre la desolazione dell’inverno cade sulla città un tempo vivace. Attraverso la struggente “Strange Illusions”, vediamo le navi che partono, ma il lato non è tutto buio. C’è una gioia nei ricordi, guardare indietro e creare un calore interiore, e arriva nell’estate dei Beatles su una melodia semplice e accattivante. È lì che i The Coral hanno un vero dono, quello che hanno mostrato durante la loro intera carriera. Un tocco di luce che scintilla nell’oscurità.

La traccia eccezionale del secondo disco, “Old Photographs”, è un pezzo acustico evocativo ed essenziale che porta il senso del ricordo, una sfumatura di sentimentalismo alle storie che raccontano. Quando raggiungono la canzone finale, “Calico Girl”, il gruppo è quasi del tutto scomparso e ci ritroviamo con James Skelly nelle vesti di un suonatore ambulante, ancora in piedi, da solo, in attesa del ritorno dei turisti. Il pianoforte si unisce a metà canzone per aggiungere una dose di speranza che i giorni di gloria tornino, trascinandoli dal purgatorio dell’inverno ai giorni paradisiaci dell’estate.

Con questo doppio disco i nostri hanno creato quello che potrebbe essere la loro pietra miliare. Si estende su 24 tracce, di cui le 15 canzoni sono tra i loro migliori brani. È un intero mondo all’interno di un microcosmo, una fuga dalla realtà che risuona profondamente fantastica, ma del tutto reale!!!


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