THE CLAUDETTES- “High Times In The Dark”Non hanno fatto molti dischi e non sono sicuramente noti al grande pubblico, ma sono in possesso di un sound caratteristico e di una spiccata personalità. Sono una band che possiamo qualificare come blues, originaria di Chicago, il cui suono è personale, esuberante e che si sviluppa in diverse direzioni tra musica del passato ed una marcata attualità. Riescono a combinare elementi vaudeville con pop, rock, jazz e blues con un’attitudine che deriva dai loro trascorsi punk. Posseggono uno spiccato senso teatrale che si percepisce sia a livello musicale che per quanto riguarda le liriche.

Il disco è stato prodotto da Ted Hutt (Violent Femmes, Old Crow Medicine Show, Lucero) e delinea uno dei due indizi del perché ci sia tanta energia nel lavoro. L’altro è dovuto al muscoloso pianoforte di Johnny Iguana, che rappresenta la fonte primaria del suono della band. Le sue abilità sulla tastiera sono sublimi. Le pesanti corse di accordi martellanti sono mescolate con riempimenti leggeri e di classe per suggerire uno stile che atterra da qualche parte tra le opere di Jerry Lee Lewis e Little Richard e Allen Toussaint. Se, alla fine, aggiungiamo la voce cabaret-punk di Berit Ulseth, forte di una espressività dirompente (proviene dalla New School for Jazz di New York) il gioco è fatto ed il piatto è servito. Non dimentichiamoci, però, del fondatore e batterista Michael Caskey, del chitarrista Zach Verdoom (che si occupa anche del basso), abile cesellatore di accordi per arrivare a determinare l’unicità dei The Claudettes.

Come detto il motore pulsante è rappresentato dal tastierista, ascoltatelo in “24/5” costruito su continue incursioni lungo percorsi dissonanti, oppure in “You drummers keep breaking my heart” con i suoi ripetuti cambi di tono che sembra trasportarci all’inizio della controcultura californiana.

Le relazioni sono al centro delle canzoni: “Declined” molto sudista nel suo sviluppo a tal punto da poter far rivivere lo spirito di Dr. John, narra della violenza sulle donne; “Bad Babe Losin’ Touch”, un eccitante groove con l’ispirazione che giunge da ogni dove, specialmente dal vaudeville, per una resa che ha il potere di farci sentire sospesi nel tempo. Particolarmente rilevante oggi “Most accidents happen” mette in evidenza il ruolo dei media nella diffusione della paura e della disinformazione attraverso una parte strumentale dai ritmi inquieti. Un rapporto difficile con l’alcol è esplorato in “One Special Bottle”.

Non suonano per sopravvivere, ognuno è impegnato in altri lavori, lo fanno per il piacere di raggiungere qualcosa di artistico e se poi sopraggiunge un traguardo professionale tanto di guadagnato. Anche musicalmente sembrano non preoccuparsi degli errori perché interessano loro più il feeling ed i sentimenti. Infatti colpiscono direttamente al cuore con buona dose di anfetaminica vitalità.

Cinque dischi nella loro carriera e nonostante le difficoltà con i cambiamenti di formazione, The Claudettes, nel 2020 suonano con una convinzione mai raggiunta in precedenza e con un rinnovato senso di unione!!!


Category
Tags

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *