DRAB CITY- “Good Songs For Bad People”Nuova firma di Bella Union i Drab City sono un duo proveniente da Los Angeles, e debuttano con il primo disco intitolato “Good Songs For Bad People”. La musica dei due è un infuso di trip hop, jazz e dream pop molto ben congegnato con atmosfere sognanti grazie all’uso di strumenti quali flauto, vibrafono, e chitarre eteree. Sono stati scoperti da Simon Raymond e si narra che si siano incontrati nella fabbrica in cui lavoravano, lei stupita dal disco di Charles Mingus che lui portava sotto il braccio.

Ascoltando il loro esordio si è colpiti dalla capacità di saper rendere attraverso poche immagini la dura realtà cittadina che si percepisce dalle liriche e l’eleganza della loro ispirazione condensate in note musicali che sembrano di un’altra epoca, ma che sono così affascinanti che quasi si è portati a credere che si racconti di un passato mai realmente esistito.

Che grande album – immaginate Julee Cruise che componga la colonna sonora di “Killing Eve”, oppure i Mazzy Star miracolosamente trasportati di nuovo in Francia. Un’aria inebriante avvolge l’album di debutto di Drab City, dove le canzoni di innocenza e di esperienza si fondono con le vibrazioni dub, hip-hop, dream-pop e jazzy soundtrack ad effetti estasianti. Il duo è fissato sull’alienazione sociale, la vendetta violenta e (forse) l’amore romantico come salvezza; argomenti non nuovi nella musica, ma ascoltando Drab City nel 2020, uno è colpito da quanto non comuni siano diventati oggi. Liricamente, queste canzoni spesso proiettano angoscia punk e risentimento.

“Working For the Men” è una ballata di vendetta di un lavoratore degradato, che immagina i suoi tormentatori maschi portati ad una fine violenta. “Hand On My Pocket” racconta di una gioventù indigente e vagabonda. Una notte incontra uno sconosciuto su una strada deserta, e viene a conoscenza di una città vicina dove una cittadinanza accondiscendente e ricca rende più facili gli obiettivi. La guerra di classe è palpabile. Tutte queste problematiche e violenze contenute nei testi non si percepiscono all’ascolto della musica, perché essa è quanto di più lontano da qualsiasi forma di abrasività, è sognante ed eterea. La notte è il loro habitat naturale, ma quando arriva l’alba (“Standing where you left me”)tornano a casa a dormire accompagnati da quell’atmosfera sfocata che avvolge l’intera raccolta.

Affascinanti e notturni, i nostri sanno creare un luogo in cui risulta piacevole soffermarsi!!!


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