TERRENCE DIXON – ‘Reporting From Detroit’ cover albumEra dai tempi di “Theater of a Confused Mind”, firmato all’epoca come Population One, che Terrence Dixon non si faceva vedere su Rush Hour. La nuova occasione per ritrovare il producer della Motor City sull’affermata label di Antal è quella del nuovo album “Reporting From Detroit”.

Il disco – che segue di qualche mese i precedenti “Galactic Halo” e “From The Far Future Pt. 3” pubblicati rispettivamente per la Axis di Jeff Mills e per Tresor – è il racconto di un veterano di Detroit che non smette di guardare luci ed ombre della città con lenti lucidissime. Intersecando passato, presente e futuro, realtà crudissima e spinte utopiche, il producer disegna architetture compassate eppure scintillanti da dancefloor urbano per creature mutanti.

Dal banger “On 7 Mile All Night”, che incrocia un Armando Gallop sugli anelli di Saturno, avvisaglie di afrofuturismo e hi-tech funk con vocione in loop e legnetti a richiamare inconsciamente l’Hawtin di “Haz”, le paranoie nella stanza degli specchi di “Star Garden” o lo scontro a viso aperto con gli androidi della title track altezza “Syclops”, Dixon prosegue dritto nell’abituale e filosofico approccio ‘less is more’ che è sia rapporto viscerale con le attrezzature dello studio quanto ennesima fotografia nitida di quella Detroit che minimale lo è davvero.

“Reporting From Detroit”, un altro insieme ondulato di macchine funq che ci ricorda perché Dixon è rimasto una figura cruciale nello sviluppo e manutenzione della Techno. Il suo stile è spesso imitato, ma raramente raggiunto: un vortice percussivo e lisurgico di trame sintetiche vetrose, ritmi TR-909 e voci rauche. Questa è musica nera, techno con la T maiuscola e un milione di miglia dall’identikit stridente minimal che è stato trasformato in un esercizio di affari europeo per banchieri turgidi e la colonna sonora de facto del rave della peste.

Il titolo dell’album sembra semplice ma Terrence sta affermando fatti puri. A differenza della serie “From The Far Future”, questo disco ci viene trasmesso dal qui e ora e funziona come un duro esercizio correttivo. Questa musica è Detroit, e Detroit è techno. Dixon non sta aggiungendo nulla di nuovo al suo sound, ma sta facendo sapere a una nuova generazione cos’è la techno di Detroit, con i suoi paesaggi fantascientifici di alto livello e i ritmi da spaccare il collo. Se ti piacciono le attrici, MoMA Ready, Drexciya o anche Vladislav Delay, Dixon è un filo conduttore cruciale. Così essenziale. Non lo sentivamo in tale stato di grazia da un po’, meno male che voleva smettere!!!


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