TENCI – ‘A Swollen River A Well Overflowing’ cover albumIl quartetto indie-rock di Chicago Tenci è a proprio agio a suonare ai margini. Il loro debutto del 2020, “My Heart is an Open Field” si sofferma nel bardo tra freak-folk e rock slowcore, mescolando pedal steel e croons in falsetto con immagini intime di dolore. In questo panorama, la cantautrice e cantante Jess Shoman si sofferma sui capelli annodati insieme in una vasca da bagno, un amato cavallo con un nome dimenticato, una madre che mormora in un messaggio vocale che spera di non essere un fastidio per suo figlio.

“A Swollen River, A Well Overflowing” traccia un nuovo corso, prestando la sensibilità cantautorale di Shoman alle narrazioni di trasformazione e rinascita dopo la perdita, così come ai crescenti dolori che ne conseguono. Il contenuto intensamente personale dell’album scorre direttamente dai loro diari, un paesaggio onirico di mostruosi clown e trasfigurazioni magiche. ‘Ti mostrerò come sto cambiando’, invitano all’apertura “Shapeshifter”, prima di confessare ‘Sono una spessa laguna, farfalla con ali cucite con l’argilla’.

Con questi temi in mente, Tenci si tuffa in un parco giochi sonoro ampliato. Il loro suono si intreccia con distorsioni vocali e nuove sfumature di shoegaze, evocando Mazzy Star e il recente lavoro di Big Thief e il sassofono di Alex G. Curtis Oren si fa avanti come partner di duetto a sorpresa per Jess, ruggendo alla vita in “Be” e accompagnando la loro discesa in un contralto roco con una consistenza trascinante. Intrecciato con testi che chiedono: ‘Cosa devo fare per essere bravo come te?’ e insistendo, ’Sono il più silenzioso possibile’, il clacson emerge come una sorta di sfogo per emozioni non dette, un filo che continua attraverso le fasi di metamorfosi del disco.

Il lavoro è giocoso al suo interno, prende immagini familiari e le rifrange o le sostituisce con cangianti. In “Great Big Elephant”, un idiomatico ‘elefante nella stanza’ viene fatto carne, l’unico disposto a chiamare una relazione distruttiva per quello che è. In “Memories”, nel frattempo, i video casalinghi dell’infanzia vengono riprodotti in sottofondo mentre la nostra guarda uno specchio dissolversi nella sabbia, solo per trasformarsi in un paio di occhiali.

“Vanishing Coin”, uno dei primi singoli, si tuffa a capofitto negli elementi infantili di questo fantastico immaginario. Il video musicale la mostra che esegue trucchi classici travestita da mago, facendo scorrere le carte tra le dita e rimuovendo indolore la punta del pollice. Nei testi, descrivono di essere stati gettati da parte ‘come monetine nella fontana’, la loro chitarra che rimbalza con arpeggi emo del Midwest insieme al bassista Izzy Reidy. Alla fine, la magia lascia il posto alla nuda verità: un grido lamentoso che ‘pensavo che fossimo amici’.

In “Cold Dirty Water”, la band ritorna e intensifica le proprie radici folk, con Shoman che gorgheggia su un ritmo uptempo che inizialmente maschera la scomoda rivisitazione di una persona cara che si scaglia contro un cucciolo che si comporta male. Tenci raggiunge il culmine in “Sour Cherries”, dove finalmente esplode l’angoscia del cambiamento. La canzone scorre da una ruminazione ridotta a un’onda sonora cresta con Oren al timone, che apre la traccia per creare spazio e dissonanza per far suonare gli altri.

Dopo questa uscita emotiva, la coerenza di basso di “Two Cups” promette un senso di pace, una conclusione dell’arco emotivo di “A Swollen River, A Well Overflowing”. La traccia inizia con alcuni tentativi finali falliti di comunicare – un bicchiere premuto contro il muro, un telefono improvvisato fatto di lattine e spago – ma questi vengono messi da parte per una nuova attenzione alla ricerca dell’appagamento da solo.

Shoman ammette che il loro primo LP si occupava di lasciar andare esperienze di vita dolorose, con conseguente vuoto. In questa recente raccolta di anni più saggi e di distanza da quel precedente dolore, Tenci porta con sé un sentimento opposto, una celebrazione del ringiovanimento di sé!!!


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