Quando si sente parlare di Tom Barman vengono subito in mente i dEUS, l’eclettica band belga nata negli anni 90 di cui attendiamo sempre un altro disco inedito da anni, capace di meravigliare con le sue atmosfere sonore ispirando non pochi gruppi nei decenni a venire. Tom da qualche tempo ha fatto comunella con il sassofonista Robin Verheyen, il bassista Nicolas Thys e il batterista Antoine Pierre nel suo nuovo progetto denominato TaxiWars. Il suono scelto dalla band è un mix tra liricismo, poesia e jazz dalla sensibilità rock. “Artificial Horizon” è metaforicamente il passo successivo all’acclamato “Fever”, uscito nel 2016. Il giornalista Ashley Kahn ha definito la proposta del gruppo come una delle più coinvolgenti e poetiche dai tempi del primo hip-hop newyorchese, e il nostro se ne intende di creatività essendo uno dei massimi esperti di John Coltrane e del jazz in generale.
Reiventandosi, Barman e Verheyen sono tornati con qualcosa di molto fresco e personale, evolvendo da un sound jazz-cubista verso direzioni più melodiose. La band ha aggiunto profondità alle composizioni, chiarezza nei beat e il giusto impatto a un sound sperimentale.
La title track è una grande dimostrazione di sperimentazione e creatività e dimostra il caleidoscopio di stili e suoni che la band utilizza e crea ed è farina del sacco di Verheyen che costruisce un tappeto sonoro spensierato con il suo sassofono, ma gli assoli sono banditi nella loro lunghezza, come recita il comunicato stampa, per il desiderio di essere più “affilati, diretti, crudi”. E ci sta più che bene dato che abbiamo brani che vanno dai due ai quattro minuti ed è più semplice lasciarsi rapire dalle atmosfere jazz della band.
Brani come la traccia di apertura ‘Drop Shot’, sono taglienti e dirette, con un profondo senso del groove, mentre il singolo ‘ Sharp Practice’ vibra di impulsivi ed energici flussi jazz contaminati da beat hip-hop anni ’80. Dove il disco decolla è nella magnifica ”Irritated love”, ballata per voce, pianoforte e tromba, nella commistione tra canzone d’autore e Last Poets di un brano sublime come “Different or not” oppure nei sapori folk-jazz di “They’ll tell you you’ve changed” che sembra posseduta dallo spirito di Joni Mitchell (passione antica di Tom Barman) e del rosso irlandese, Van Morrison.
Lavoro che solletica l’ascoltatore e lo proietta verso l’autunno, la migliore stagione per ascoltare musica con la sua atmosfera indolente e chiaroscurale!!!


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