SUFJAN STEVENS- “The Ascension” cover albumUn lustro fa uscì “Carrie & Lowell”, un disco che ottenne unanimi consensi di critica e pubblico, ricevendo immediatamente le stimmate di ‘classico’. Un album dalla scrittura solida, le cui liriche colpirono gli ascoltatori a causa dei temi trattati, molto personali e toccanti ed apprezzato perché vide il suo autore ritornare ad occuparsi di cantautorato folk, cioè quel tipo di musica che fu molto apprezzata dai fans nella prima fase della sua carriera. Chi segue Sufjan Stevens da sempre è senz’altro a conoscenza che il nostro si è dedicato anche all’elettronica, utilizzata, in un primo momento, per i propri lavori più sperimentali, ma che in seguito è entrata pesantemente anche nelle raccolte maggiormente tradizionali, quelle in cui prevaleva il formato canzone.

Il nuovo disco, “The ascension”, appartiene agli album in cui la canzone domina, ma è anche quello in cui l’uso dell’elettronica non è mai stato così preponderante. L’ottavo disco in studio del musicista di Detroit è stato anticipato dal primo singolo “America”, e già il titolo fa capire quanto sia addentrato nell’attualità il nuovo lavoro discografico. La canzone, si legge, che è stata scritta durante le registrazioni di “Carrie & Lowell” ma per qualche motivo non è riuscita a finirci dentro, il musicista americano spiega il perché “Ero sbalordito dalla canzone quando l’ho scritta per la prima volta. Perché sembrava vagamente di cattivo umore e miglia di distanza da tutto il resto presente su “Carrie & Lowell”. Quindi l’ho accantonata. Ma quando ho estratto la demo alcuni anni dopo sono rimasto scioccato dalla sua presenza. Non potrei più respingerla come arrabbiata. La canzone stava chiaramente articolando qualcosa di profetico e vero, anche se al momento non ero stato in grado di identificarlo. Fu allora che vidi un percorso chiaro verso ciò che dovevo fare dopo”.

Sono a conoscenza del fatto che quando si parla di elettronica sono in molti a storcere il naso e a lasciar perdere perché non ne vogliono proprio sapere. Suggerisco invece di fare uno sforzo e di ascoltarlo, perché l’abilità di autore di Stevens viene fuori, forse il lavoro è troppo lungo (un’ottantina di minuti) e alcune cose potevano essere tagliate, ma non sono assenti i momenti di assoluta bellezza. Sufjan lo ha scritto, prodotto, arrangiato, registrato e, credo, suonato interamente in solitudine. Si tratta di una collezione di canzoni d’amore legate ad un tipo di pop contemporaneo utilizzando metodi produttivi dell’attuale ‘black music’ che vengono assemblati nell’universo sonoro del cantautore di Detroit. Le situazioni sonore procedono tra momenti sospesi e di classe fino a quelli orchestrali. Sono d’accordo che questo modo di procedere avesse maggior fascino quando gli arrangiamenti dipendevano da veri strumenti, ma anche in quest’occasione non mancano chitarre, batteria, cioè una strumentazione classica. Forse la parte elettronica non è gestita al meglio, a volte si percepisce confusione di suoni e ritmi che non valorizzano le composizioni alle quali viene a mancare l’aspetto emozionale, altre volte serve per sopperire ad una carenza qualitativa della scrittura.

Il meglio risulta dai pezzi con appeal pop quali “Run away with me”, da quelli dotati di vena classica come in “Video game” oppure quando affiora il romanticismo delicato e melodico di “Tell me you love me”. C’è anche un pezzo tipicamente rock, “Landslide”, molto chitarristico che viene assorbito nella sognante “Gilgamesh”. I beat sono in primo piano nelle tracce “Death star”/”Goodbye to all that”, con la seconda che si fa preferire dal lato melodico. I due brani fanno da apertura per il soul moderno di “Sugar”, che avrebbe avuto ben altro impatto con arrangiamento diverso, e per la commovente ed intima title track, ballata di impronta pianistica. La chiusura è affidata al singolo “America”, canzone orchestrale con movimento ascensionale che si scioglie in un drone, in un primo momento oscuro e poi capace di donarsi ad una luce sempre più luminosa.

In definitiva un album ambizioso che presenta luci ed ombre , non convincente fino in fondo, probabilmente di transizione verso un percorso futuro che non si comprende dove sarà capace di condurlo!!!


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