SON VOLT – ‘Electro Melodier’ cover albumI Son Volt sono tornati con il loro decimo album in studio, “Electro Melodier”, pubblicato il 30 luglio su Transmit Sound / Thirty Tigers. Le canzoni che vanno a comporre questa nuova uscita, che prende il titolo da due amplificatori vintage, affrontano preoccupazioni molto attuali, tra cui la pandemia e la divisione politica, ma anche argomenti onorati nel tempo come l’amore e, come dice l’annuncio, ‘l’inevitabile passare del tempo’. I Son Volt sono una delle band americane più influenti della loro generazione, che amano presentare una miscela di folk, country, blues, soul e rock nei loro dischi.

Il gruppo aveva appena terminato una ‘outlaw country cruise’ quando la pandemia li colpì e li mandò nelle loro case in isolamento. Invece di un tour trionfale, che avrebbe segnato l’illustre punto di riferimento, Farrar fu costretto al chiuso dalla pandemia.

Canzoni di protesta sociale come “Living in the U.S.A.” e “The Globe”, la prima sulle promesse di questa nazione andate storte, la seconda riferendosi alle rivolte di piazza che accompagnano il movimento black lives matter, esistono fianco a fianco di odi a relazioni a lungo termine (in particolare il suo matrimonio di 25 anni) in “Diamonds and Cigarettes” e “Lucky Ones”. Ancora una volta accompagnato dall’attuale formazione dei Son Volt – tastierista/chitarrista lap steel Mark Spencer, bassista Andrew Duplantis, il chitarrista Chris Frame e il batterista Mark Patterson – Farrar prende una leggera svolta da “Union” del 2019 verso una serie di canzoni che pongono domande piuttosto che cercare risposte. Si ascolta “Electro Melodier” e subito ci imbattiamo in “Reverie”, che descrive lo stato contemplativo di Jay guardando fuori dalla sua finestra, animato dai riff di chitarra “wichita lineman” di Mark Spencer e dalle lussureggianti melodie alla Big Star, e ci si chiede perché nessun’altra rock ‘n’ roll band, o cantautori, stia realizzando dischi come questo su ciò che stiamo passando tutti.

‘Volevo concentrarmi sulle melodie che mi hanno portato in musica in primo luogo’, dice il leader. ‘Questa volta volevo che la politica prendesse un posto in secondo piano, ma sembra sempre trovare una via d’uscita lì dentro’. Ascoltate la linea di moog di “Won’t Get Fooled Again” degli Who incanalata in “The Globe”, o l’omaggio ai Led Zeppelin in “Someday is Now”, il crono al delta blues del Mississippi nello stile chitarristico alla Lightnin’ Hopkins a bassa sintonizzazione di “War on Misery”.

Farrar ha fondato i Son Volt nel 1994 dopo aver lasciato il gruppo seminale Uncle Tupelo, il cui album “No Depression” ha contribuito a definire il genere alt-country e americana. Il debutto di Son Volt “Trace” è stato molto lodato e rimane un documento che definisce il movimento alt-country degli anni ’90 per quei tempi.

Un buon disco per fare il punto su ciò che si è perduto e su quello che si è guadagnato, ma ci saranno sempre coloro che lo accuseranno di proporre sempre la stessa minestra, ricordatevi, però, che in pochi sono in grado di proporvela alla sua maniera!!!


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