Simone Felice è abbastanza sconosciuto nella sua veste solista (si tratta del suo terzo album autografo), ma dovrebbe essere più noto come membro dei Felice Brothers oppure dei The Duke and The King. Magari avrete notato il nome come produttore dei The Lumineers oppure Bat For Lashes.
Al di là di queste considerazioni vi dovreste gettare a capofitto nell’ascolto di questo album, un disco intenso, scarno e ricco di sentimento. Vi sono racchiusi tutti gli aspetti di un forte sentire dalla perdita all’abbandono, dalla seduzione all’amore in poche parole un gran disco.
È un lavoro in cui è presente solo ciò che è necessario sia a livello di liriche che di arrangiamenti e suono.
Lo potremmo definire dark, ma oscuro in senso poetico alla Leonard Cohen o Nick Cave.
La strumentazione è parca, poche chitarre a disegnare un senso di malinconia profonda, elettronica minimale, la fisarmonica e delle tastiere molto sfumate.
Il cantautore newyorkese apre ad una dimensione più intimista ed eterea in questo disco che incrocia sicuramente roots ed americana puntando però in direzione di grandi autori come Mark Kozelek o Mark Eitzel. Davvero una sorpresa, il lavoro giusto per fronteggiare al meglio l’insopportabile luce delle giornate estive.
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