SCIENTISTS – ‘Negativity’ cover albumAvete idea di chi siano gli Scientists e del ruolo che abbiano occupato nelle faccende del rock australe? Sicuramente una posizione molto importante, molto più in alto di quella che possiate pensare. Nati a Perth nel 1978, membri della Australian Hall Of Fame dal 2019, fanno parte della leva musicale da cui sono emersi i Birthday Party di Nick Cave e hanno influenzato una miriade di futuri musicisti americani che negli anni ottanta cercavano con ogni mezzo di ottenere vinili d’importazione (Mudhoney, Sonic Youth giusto per fare qualche nome).

Non tergiversiamo, partiamo subito in quarta ad analizzare il Long-Playing. “The Science Of Suave” è il centro focale, il fattore decisivo, l’ultima parola su qualsiasi domanda se questo album valga il tuo tempo. Non è necessariamente la migliore canzone dell’album, anche se ha tutto il diritto di essere considerata così, non la più selvaggia o cattiva, e nemmeno la più divertente. Ma Signore, fa tutte queste cose al tono giusto per sentirsi come la traccia degli Scientists che suoneresti a un principiante per spiegare loro perché dovrebbero ascoltarli.

Ha una chitarra che va al massimo, ce n’è un’altra che ronza come una zanzara ferocemente perniciosa nella parte posteriore. Il basso e la batteria hanno lo swing di un pugile dei pesi massimi con piedi agili: sottotesto minaccioso ma linea superiore agile. E sopra la voce di un ex poliziotto brizzolato che potrebbe essere in procinto di offrirti da bere o schiaffeggiarti la nuca. Una volta terminata non puoi fare a meno di essere in sintonia con quei vecchi ragazzacci!

La formazione che ha dato alle stampe “Negativity” potrebbe essere considerata quella classica, o almeno la penultima e piuttosto perfetta band: Tony Thewlis e Kim Salmon alle chitarre, Boris Sujdovic al basso, Leanne Cowie alla batteria, e ognuno di loro con i capelli. Il quartetto è arrivato per la prima volta in studio nel 2018 per incidere un singolo in previsione di un tour negli Stati Uniti e, dopo aver ricevuto una reazione positiva dai fan, hanno deciso di registrarne altri sotto la produzione di Myles Mumford.

Nonostante il fatto che i membri della band ora vivano in due paesi diversi, gli Scientists hanno finalmente realizzato il loro terzo album vero e proprio. Il chitarrista Tony Thewlis ha spedito i suoi riff da Londra a Salmon in Australia, che li ha arricchiti con il bassista Boris Sujdovic (anche membro fondatore) e la batterista Leanne Cowie (che si è unita per la prima volta al gruppo nel 1985).

Le bombe fuzz disposte sul taglio di apertura, “Outsider”, cementano la dichiarazione della missione della band. “Make It Go Away” e “Naysayer” sono caratterizzati da un’intensità simile, combinando ritmiche scuzz con la voce minacciosa a metà di Kim. Il nodoso “Seventeen” si avvicina di più al suono vintage dei nostri: surf lick sporchi e mutanti, saturi di riverbero e spacconate in stile Stooges, proprio come i loro contemporanei degli anni ’80, Gun Club e Pussy Galore. Con il suo ritornello orecchiabile, la batteria scattante e i cori tubanti, “I Wasn’t Good Enough” avrebbe potuto essere un successo radiofonico, anche se forse in una strana dimensione in cui punk di prima generazione come Jayne County e Johnny Thunders hanno formato le fondamenta del rock classico piuttosto che smantellarlo. La formazione lancia una palla curva melodica con la combustione lenta “Moth-Eaten Velvet”, un tributo ai Velvet Underground che presenta il piano della figlia di Salmon, Emma, la tromba del produttore e una sezione di archi a tutto tondo. La traccia sarebbe stata una bella chiusura del disco, ma invece di inchinarsi con grazia, gli australiani firmano con l’esperimento faticoso e irriverente “Outer Space Boogie”, i cui testi consistono principalmente in ‘C’mon let’s boogie / Out here in the space’.

Non abbiate timore ad approcciarli, nonostante l’età danno la paga a molti giovani musicisti che si cimentano nelle stesse sonorità!!!


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