SARAH WALK- “Another Me” cover albumSarah Walk aveva piacevolmente stupito la critica con il suo primo album, “Little Black Book”, nel 2017. Un disco fatto di pianoforte, testi profondi e una voce notevole.

Questo “Another Me” è frutto di una nuova produzione, affidata a Leo Abrahams, musicista, autore e produttore britannico, che vanta collaborazioni con Regina Spektor ed Editors, Paolo Nutini e Brian Eno. Ma delle piano ballads del primo lavoro qui rimane poco. I brani sono sorretti da sezioni ritmiche più sytnh pop, arricchendo il ritmo interno dell’album, e i movimenti all’interno delle singole canzoni giocano con le saturazioni, di strumenti, di voce. In superficie, il secondo album della cantautrice di Los Angeles appare sicuramente contradditorio: è il disco del ‘coming out’, eppure è stata aperta sulla sua sessualità per anni; riguarda la sua salute mentale, ma anche il patriarcato; vede Walk sperimentare con produzioni più eleganti e più pop, ma conserva le lussureggianti ballate per pianoforte del suo debutto. Prendete i diversi strati di cui è composto il lavoro, si rivelerà una meditazione complessa e completamente gratificante sull’identità sessuale e il recupero.

Ero convinto del fatto che l’esordio della cantautrice avrebbe fatto il botto, perché quella raccolta aveva un passo decisamente più interessante di quello di tante altre ad essa accostabili. Invece mi sbagliai clamorosamente. Ora è il turno del suo seguito e dico subito, a scanso di equivoci, che il livello non è sopraffino come il precedente, ma si tratta, in ogni caso, di un’opera che dovrebbe attirare l’attenzione di coloro che si professano amanti del cantautorato al femminile e che sanno farsi ammaliare da arrangiamenti non per forza elettrici, anzi dominati dal pianoforte (anche se c’è una maggiore varietà sonora rispetto al primo album).

Mentre scriveva “Another Me”, Walk provava spesso sentimenti travolgenti di ansia o depressione, che lei e il produttore evocavano magnificamente nella produzione dell’album. “The Key” sussulta come un attacco di panico, con battute minacciose come ‘Ho i miei sentimenti, ma loro non mi hanno preso’ segnate da percussioni che si schiantano e una linea di basso di synth sfrecciata, mentre la chitarra lunatica su “Nobody Knows” aumenta il senso di disperazione nei testi di Sarah. In definitiva, riconoscere che il suo dolore è inseparabile dalla sua identità è ciò che consente alla nostra la libertà che stava cercando. ‘Eccomi qui, circondata da un deserto arido e morto’, canta in cima a una melodia di pianoforte tranquillamente ottimista su “Take Me As I Am”, un’artista che riprende la sua voce in mezzo a un caos travolgente.

Dopo un attento ascolto e come se aveste affrontato una serata alcolica in compagnia di una persona e, al termine, abbiatecompreso il valore della stessa, non è una cosa scontata!!!


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