Cover album ROLLING BLACKOUTS COASTAL FEVER- “Sideways To New Italy”“Sideways To New Italy” è il secondo album dei Rolling Blackouts Coastal Fever, disponibile dal 5 giugno via Sub Pop. In arrivo a distanza di due anni dal debutto “Hope Downs” (2018), il disco è stato registrato negli studi ‘Head Gap’ di Preston (un sobborgo di Melbourne) ed è stato prodotto da Burke Reid (Courtney Barnett, Julia Jacklin).

Solita la formazione della band indie-rock australiana: i tre frontmen cantanti/chitarristi Tom Russo, Joe White e Fran Keaney, il bassista Joe Russo e il batterista Marcel Tussie. Il nuovo lavoro è stato anticipato da due singoli, “Cars in Space” («si ispira alla disco Motown», ha detto Keaney in un intervista per Uncut) e “She’s There”. Questi tre giovani chitarristi e songwriters, nel breve volgere di pochi anni, hanno portato la band ad affermarsi grazie solo alla passione sincera e un grande amore per la melodia e le chitarre.

La New Italy del titolo è un villaggio australiano fondato alla fine dell’ottocento da emigrati veneziani che eressero statue romane per essere maggiormente a loro agio in un ambiente che non era certo ospitale.     Una zona tranquilla, che i Rolling Blackouts Coastal Fever sembrano conoscere piuttosto da vicino visto che uno dei membri è originario del luogo e che lo hanno scelto per trovare la giusta ispirazione e registrare il materiale.

Se con la pubblicazione del precedente album d’esordio “Hope Downs” il quintetto australiano si è presto trovato sotto i riflettori – grazie soprattutto all’intreccio jangle pop dei tre chitarristi-cantanti alla guida della formazione, Fran Keaney, Tom Russo e Joe White – ha ora trovato una nuova quadratura tra melodia e complessità nel nuovo “Sideways To New Italy”, con tutte le conseguenze che le aspettative necessariamente comportano.

Le idee vengono tradotte attraverso canzoni che trasudano gioia ed ottimismo, un pop venato di new-wave e tradizione che potrebbe, ad alcuni, ricordare i Feelies oppure i Go-Betweens. Una musica che si muove in ampi spazi per fare in modo che le chitarre si intreccino in jingle-jangle che sconfinano in territori dallo stile velvettiano. La basi ritmiche sono solide, le armonie deliziose. Si presentano poi code strumentali che evocano paesaggi cinematografici.

Già nei primi accordi del divertito pop di “The second of the first”, si rivela una piccola inquietudine di fondo pronta a farsi largo tra le note. Ancora, una strana malinconia arriva anche nel ritornello esplosivo di “Falling thunder”, così come nella divertita “Cars in space” o nella più sentimentale “She’s there”.

È un lavoro compatto, in cui forse mancano dei singoli veramente trainanti, ma contenente brani che crescono con gli ascolti, i cui dettagli si scoprono poco per volta. Nulla che non si sia già stato ascoltato, ma presentato con freschezza ed ispirazione, a tal punto da poter affermare che siamo al cospetto di una delle migliori formazioni di indie pop chitarristico di oggi!!!


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