RICHARD ROSE: “Radiation Breeze” cover albumIl quintetto di Los Angeles Richard Rose include musicisti di spicco di band tra cui Ex-Cult, GØGGS, OBN III, Snooty Garbagemen, Bad Sports, Hooveriii e Stress Group … alcune delle migliori offerte (post) garage tra le scene di Memphis, Houston e Austin, oggi beneficiarie di una fusione che si riflette in una proposta tendenzialmente più audace. I suoni sono corposi, le ritmiche incalzanti ed il songwriting più a fuoco, come se questo piccolo supergruppo fosse intento ad intaccare alcuni classici del prot-hard rock. Dai primi Kiss ai Blue Oyster Cult, sono molte le sensazioni sprigionate da questa anomala onda d’urto.

“Radiation Breeze” è il debutto meravigliosamente trash di Richard Rose in cinque pezzi con sede a Los Angeles, non un tizio eccezionale come ci si potrebbe aspettare, ma uno sforzo di squadra completo. Il disco attinge naturalmente dalla ricca istruzione dei suoi membri in garage e punk, ma, come lo squallido Richard Rose, potrebbero aver trovato il loro personaggio più memorabile, la sezione ritmica stracciata riempita dal bassista Bag Mantrellis, il batterista Jerry Leymare il sassofonista Gravy McKay che si affiancano al frontman titolare Laurence Richard e al chitarrista Thomas Rose, particolarmente evidenti in questa formazione di star.

Ed è McKay che spesso lascia il segno più forte attraverso il principale stridio di art-punk, le sue aggiunte sperimentali che imperversano nell’ordine di marcia come se lo strumento fosse stato in qualche modo armato. È anche in buona compagnia, chitarre assassine, bassi sporchi e tamburi muscolosi che hanno un eccesso puro nelle ossa. I riff distorti hanno colpito il punto giusto più e più volte. Questi squartatori ti vengono addosso sovralimentati e velocissimi, una scazzottata di punte senza fiato perseguitate con sicurezza dal veleno malvagio di Richard.

La colonna sonora di un duro ‘dive bar’ al largo del Sunset Strip, il dondolo duro dell’apertura dal suono classico “Red Telephone” introduce lo sfarzo di Los Angeles allo shred primitivo e al punk moccioso, mentre il peloso fuzz della chitarra di “On The Bridge” atterra come gli anni ’70 AOR accelerava fino a 45 giri / min, un dolce assolo che esplodeva dagli altoparlanti con l’accompagnamento di uno di quei latrati nasali controllati ma allo stesso tempo mascolini così tanto imitati dai gruppi di neo post-punk di oggi. Un enorme cambiamento di tatto arriva quindi dalla title track di 15 minuti, in due parti, che ribolle a tarda notte portando a piatti sgargianti delle dimensioni di uno stadio e impianti di illuminazione fumosi, diteggiatura furiosa dei tasti e feedback che conducono l’album a ebollizione, postura di honky tonk ripresa in “pt. 2″ prima di essere lanciato in ‘warp drive’ da momenti ‘kosmiche’ aggressivi.

Come l’alcool, le sigarette e un collegamento sconsiderato, “Radiation Breeze” è, ovviamente, gloriosamente dannoso per la tua salute, ma lo farai comunque, giurerai che non lo ascolterai mai più, e poi ti ritroverai a tornarci di nascosto quasi ogni fine settimana!!!


Category
Tags

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *