PUBLIC SERVICE BROADCASTING – ‘Bright Magic’ cover albumI Public Service Broadcasting hanno pubblicato il loro quarto album, “Bright Magic” il 24 settembre su Play It Again Sam. Il disco, che sarà diviso in tre parti (“Building A City/ Building A Myth / Bright Magic”), è il loro lavoro più ambizioso finora, ed è pronto a portarvi a Berlino, cuore e capitale di fatto dell’Europa, metropoli culturale e politica nonché ‘Hauptstadt’ della Repubblica Federale Tedesca. La band di Londra, formata da J. Willgoose, Esq., il batterista Wrigglesworth, il polistrumentista JFAbraham e il guru dei visual Mr. B, condivide anche il nuovo singolo “People, Let’s Dance”, in collaborazione con la musicista di base a Berlino EERA. Il brano, che include un riff di chitarra di “People Are People” dei Depeche Mode e prende il titolo da un capitolo di “Berlin: Imagine A City” di Rory MacLean, viene accompagnato dal video diretto da Chloe Hayward.

“The Visitor”, ispirato a Bowie dell’era “Low”, e la lettura di una poesia di Kurt Tucholsky da parte di Hoss su uno sfondo ambient (“Ich und die Stadt”) sono fortemente malinconici. Un appassionato Bargeld è un buon abbinamento per il palpitante industriale di “Metropolis”, che fa riferimento a “Der Rhythmus der Maschinen”.

Il disco è stato registrato nel famoso complesso Hansa Tonstudio, dove Willgoose ha confessato di aver combattuto contro la sindrome dell’impostore, con l’obiettivo di emulare gli album berlinesi dei Depeche Mode e degli U2 e la trilogia di fine anni ’70 di David Bowie. ‘L’intera forma e struttura del disco è molto in debito con “Low”’, ammette Wilgoose, un chitarrista cronicamente sottovalutato, come confermerà chiunque abbia assistito ai frenetici spettacoli dal vivo di scambio di strumenti della band. Naturalmente, data l’eredità elettronica senza rivali della città, i nostro ha dovuto trovare nuovi modi per utilizzare il suo strumento principale. A un primo ascolto, può sembrare un insieme di attrezzature interamente elettroniche, ma, scrutando più a fondo in queste canzoni densamente incastonate, troverete una vasta gamma di effetti materici di chitarra, loop e frasi sfasate, il prodotto di una pedaliera traboccante con opzioni boutique.

Il terzo di apertura dell’album, intitolato “Building A City”, è un’esplosione di splendore technicolor in balia della vibrante scena dei club di Berlino. Alzandosi costantemente dal canto degli uccelli contrastanti e dagli accordi di pianoforte inquietanti, “Der Sumpf” stabilisce l’atmosfera, un senso scoppiettante di tensione alimentato da inquietanti schemi arpeggianti direttamente dalla sigla di “Stranger Things” del duo di synth Survive.

L’impegno di Wilgoose nel compito è sottolineato dalla seconda traccia, “Im Licht”, per la quale ha girato per la Leipziger Straße registrando suoni di campi elettromagnetici dai lampioni e distruggendo lampadine vintage. Si eleva da versi minimalisti, in cui il ringhio schizzato di tremolo della sua chitarra trova spazio in mezzo a un arazzo di onde di synth, a cori di trance euforica. Dalla fantasticheria elettronica emerge il più esilarante assolo di chitarra per abbellire il disco dei londinesi, su “Der Rhythmus Der Maschinen”, che completa la prima fase del lavoro.

La seconda parte, “Building A Myth”, prende il via con “People Let’s Dance”, una caleidoscopica ‘celebrazione della danza’ che si è trasformata in una spirale di ben 250 tracce in studio, molte delle quali di chitarre. Coalescenti attorno alla frase diabolicamente funky di Wilgoose, i suoni di Kraftwerk e “People Are People” dei Depeche Mode sono evidenti nel suo DNA, l’invocazione della cantante berlinese EERA al ‘sudore salato’ e al ‘movimento delle anime’ della pista da ballo selvaggiamente contagiosa. Ancora più inno è il “Blue Heaven” ispirato a Marlene Dietrich, una linea di basso travolgente, beat motorik e fioriture travolgenti della chitarra di Wilgoose che si fondono insieme mentre Andreya Casablanca canta ‘Sono tutta una mia invenzione, sono nel mio paradiso blu’.

La sezione finale è la più ambient, attraversata da “Lichtspiel” in tre parti, prima che “Bright Magic” si concluda con la graziosa coda “Ich Und Die Stadt”. Contro lo scroscio rassicurante della pioggia su una strada deserta di Berlino, l’attrice tedesca Nina Hoss recita “Augen In Der Großstadt” di Kurt Tucholsky con toni deliberati e gravi. Conclude con le parole ossessionanti ‘Was war das? Von der großen Menschheit ein Stück. Vorbei, verweht, nie wieder’, tradotto come ‘Cos’era quello? Un piccolo pezzo di umanità. Finito, andato, mai più’.

Un’opera ambiziosa e commovente che dimostra l’amore, la visione e l’abilità musicale compiuta che la Public Service Broadcasting prodiga sui suoi soggetti. Stanno cogliendo l’occasione per allontanarsi da una formula di successo a favore di un’escursione bilingue così alta, dal punto di vista sonoro. Merita di essere ascoltato!!!


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