Ci fu un momento, nella prima metà degli anni novanta, quando incidevano per la Too Pure, che i Pram erano una delle colonne portanti del post-rock britannico ed erano all’apice artistico. Firmarono poi per la Domino e le loro uscite divennero sempre meno frequenti.
La band è formata da: Matt Eaton, Sam Owen, Max Simpson e Harry Dawes e ritorna con un nuovo album su Domino, il loro primo album dopo “The Moving Frontier” del 2007. Gli strumenti sono molteplici dal flauto al clarinetto e sax, chitarra e basso, tastiere e sampler, trombone e theremin e non vado oltre per non tediarvi. La musica è quasi esclusivamente strumentale con pochissimi interventi vocali femminili, di cui non so dirvi se appartengano alla rientrante Rosie oppure ad un’altra cantante che cerca di farle il verso. Il suono, oggi come allora, è una miscela di wave, jazz anni ’30, musiche da film, lounge, post-rock, Canterbury, tropicalismo e sci-fi perfettamente calibrato come un cocktail ben riuscito.
Ci sono brani che ricordano le musiche dei film di Fellini (“Shimmer and disappear”), qualcosa che li accomuna al Waits di “Swodfishtrombones” (“The midnight room”), un po’ di jazz cosmico di facile presa (“Sailing stones”).
Tutto suonato con la classe che li ha sempre contraddistinti.


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