PIXIES – ‘Doggerel’ cover albumIl dinamismo folle e sfrenato era l’intero affare dei Pixies nel loro periodo di massimo splendore tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90. La loro singolarità avant-garde e il capriccio biblico hanno consolidato “Surfer Rosa”, “Doolittle” e “Bossanova” – i loro primi tre dischi dell’era originale – saldamente all’interno del sacro canone del rock alternativo. Ma i nostri sono più vecchi ora, e la band ammette, con un linguaggio fiorito e leggermente esitante, che si stanno allontanando dalle loro radici catastrofiche e sgangherate. Quindi, era solo una fase.

“Doggerel” è la terza uscita del gruppo dal loro ritorno in studio con “Indie Cindy” del 2014. Si aggrappa strettamente ai fili sfilacciati che lo legano alla discografia della prima era, vale a dire le sue correnti sotterranee occulte e il lirismo tagliente. Tuttavia, non riesce a trattenere la sublime particolarità che ha reso i nostri così rivoluzionari. Ci sono alcuni momenti in buona fede di caratteristica stranezza nell’LP, ma gran parte del lavoro oscilla verso l’ambiguità e cade piatto nella raffinata musicalità suburbana che un tempo rifiutavano.

Ci sono momenti di magia metafisica disseminati in tutto il disco. La traccia di apertura, “Nomatterday” è tagliente e convincente, e si gonfia fino ad un ritornello commovente dopo il lirismo parlato del frontman Black Francis. “Vault Of Heaven” è inquietante, con un’intensità da fuorilegge color seppia e una chitarra da stordimento western. La batteria squillante e la nonchalance cerebrale in “You’re Such A Sadducee” evocano la sensazione di brani classici dei Pixies come “Bone Machine” e “Down to the Well”.

Pezzi quali “Pagan Man”, “Haunted House” e “Thunder & Lightning”, tuttavia, sembrano una musica rock convenzionale e innocua per le persone che hanno abbandonato il loro tocco ‘alternativo’ a favore della normalità borghese quando è arrivato l’anno 2000.

I Pixies stanno affrontando il dilemma paralizzante di qualsiasi formazione la cui ‘opera magnum’ è stata scritta nel 20° secolo: prendi i soldi e corri o continui a tagliare dischi e rischi di diluire la tua reputazione un tempo illustre? Considerando che la loro prima corsa è durata solo sette anni, non è scioccante che stiano ancora cercando i loro giorni di gloria. Ma la grandezza di Black Francis & Co. non veniva dalla loro identità soave e urbana o dal loro fascino di massa a lungo termine, veniva dal loro effimero ‘je ne sais quoi’ – l’idea che se ti piacciono, sei coinvolto in qualcosa che non tutti ottengono veramente.

“Doggerel” non è un brutto disco, manca solo la grinta audace che è così intrecciata con il fascino bizzarro che rende i PIXIES così straordinari!!!


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