PETER HAMMILL: “In Translation”Per un artista riconosciuto come Peter Hammill, l’uscita di un album di cover sembra essere un privilegio liberatorio. Tuttavia, considerando le lotte creative e il lavoro alla base di questo, compreso l’adattamento dei testi all’inglese e l’interpretazione musicale di canzoni orchestrate, “In Translation” dà l’impressione di un lavoro caratterizzato da materiale originale.

Hammill, che parla correntemente l’italiano, ha esplorato il tema della lingua e della comunicazione in precedenza nel suo concept album “Incoherence”. Attraversando una barriera tra un nativo e uno straniero, la compilation contiene dieci canzoni, sette delle quali originariamente scritte in italiano, tedesco e francese. Peter le ha tradotte in inglese. Nelle sue note di copertina autoprodotte, il musicista introduce il suo modo di trattare una lingua straniera: ‘Il mio approccio è sempre stato quello di fare traduzioni culturali piuttosto che strettamente linguistiche, in modo che lo spirito della canzone sia reso e ho continuato a usare questo metodo’.

Tuttavia, l’aspetto culturale non viene fornito esclusivamente tramite la traduzione. Anche l’arrangiamento musicale lo fa. Alcune delle cover sono simili alla lavorazione di vecchie pellicole fotografiche. Originariamente un numero sentimentale con la voce cinguettante di Irene Dunne, “The Folks Who Live on The Hill” di Hammill evoca il passato spettrale del Midwest e un desiderio nostalgico per la vita idolatrata, definita dall’etica del sogno americano. Alla maniera di Angelo Badalamenti, il musicista aggiunge sintetizzatori che evocano una sensazione agghiacciante.

Altre interpretazioni enfatizzano storie dalla vita dei compositori. La versione di “Hotel Supramonte”, scritta originariamente dai cantautori italiani Fabrizio De André e Massimo Bubola, richiama lo spirito narrativo dietro la canzone. De André, che è stato rapito e tenuto prigioniero sulle montagne della Sardegna, ha realizzato questa canzone poco dopo il suo rilascio. Con il suo suono soffocato e la voce sottovoce, l’intro suggerisce l’inizio di una storia spettrale. Continua con una chitarra e un violino delicati che suscitano la sensazione emotiva di una versione acustica di “Afterwards” di Hammill.

Insieme alla visione individuale nell’interpretazione musicale, c’è l’intenzione di preservare lo spirito delle composizioni originali. Il sensuale arrangiamento d’archi che definisce le opere di Astor Piazzolla è presente nella versione Hammill di “Oblivion”, una fiaccolata con testi di Angela Tarenzi. Un brano classico “After A Dream” di Gabriel Urbain Fauré fa una transizione graduale dal romanticismo del XIX secolo alle ballate per pianoforte agrodolci simili a quelle di Paul McCartney.

Con la sua produzione iniziata in mezzo alla crisi pandemica, “In Translation” si sente come un lavoro terapeutico, intervallato da sfumature di tristezza e un inquietante senso di nostalgia. Tuttavia, è anche una manifestazione di amore e perseveranza che hanno sempre definito il lavoro di Peter Hammill!!!


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