PAUL WELLER: “On Sunset” cover albumDevo essere sincero, nel nuovo millennio ho smesso di seguire le sorti artistiche di Paul Weller, non perché non fosse più degno di attenzione, piuttosto per un motivo che mi ha portato a curare maggiormente l’ascolto di musiche diverse, di nicchia, in cui fosse preponderante l’aspetto della ricerca sonora e degli arrangiamenti deviati che non quello in cui il formato canzone la facesse da padrone. Eppure il nostro negli ultimi tre lustri ha conosciuto una sorta di rinascita, impegnato come non mai a far dischi con una libertà che forse mai gli era stata concessa (neppure ai tempi di The Jam e The Style Council). Riscossa partita con la tripletta “22 Dreams” – “Wake Up The Nation” – “Sonik Kicks” capace di far conoscere The Modfather a un nuovo pubblico e di risvegliare l’interesse dei tanti aficionados che attendono ogni uscita con spasmodica curiosità. Weller non si è praticamente mai fermato, continuando a suonare e incidere con regolarità. Questo strano 2020 che l’ha visto restare orfano di tour e praticamente “disoccupato per la prima volta in 43 anni” (parole sue) regala la pubblicazione dell’album solista numero quindici. “On sunset” è uscito lo scorso tre luglio. Anticipato dal singolo “Village”, contiene dieci canzoni, ballate e classici brani pop dallo stile inconfondibile in cui Paul guarda al passato, ma con un occhio rivolto al presente e attento alla ricerca e sperimentazione musicale. L’album è stato scritto e registrato presso i Black Barn Studios nel Surrey, prodotto da Jan “Stan” Kybert e dallo stesso Paul con l’aiuto di Charles Rees. Gli arrangiamenti per archi sono di Hannah Peel. Da notare la presenza del vecchio sodale Mick Talbot che suona l’Hammond in tre tracce.

È l’album più soul dai tempi degli Style Council, contiene brani pop, splendide ballate con aperture orchestrali ed allo stesso tempo è un lavoro denso di sperimentalismo ed elettronica: un’opera in cui Weller si guarda indietro e contemporaneamente si proietta verso il suo suono del prossimo decennio. Rispetto al precedente è un disco più band-oriented, meno acustico, questa volta l’ispirazione arriva dal jazz di Roy Ayers e dagli arrangiamenti del leggendario Lalo Schifrin.

Il nostro si occupa di gran parte della strumentazione accompagnato dai membri della sua band, Steve Cradock (chitarra), Andy Crofts (basso), Tom Van Heel (tastiere), Steve Pilgrim (batteria e chitarra) e Ben Gordelier (percussioni). Attorno a loro molti ospiti: l’indie trio di Watford The Staves alle voci, il sassofonista dei Madness, Lee Thompson, che si aggiunge in “Walkin’”. “More” vede la partecipazione della cantante francese Julie Gros (Le Superhomard), in “Equanimity” c’è addirittura un solo di violino di Jim Lea (gli SLADE, chi se li ricorda???), proprio perché Weller era un amante dei singoli della glam-rock band britannica e per finire l’R&B moderno di “Earth Beat” ha come ospite il teenager singer americano Col3trane.

“Mirror ball” apre la raccolta. Quasi otto minuti caleidoscopici, proprio come fosse una mirror ball che riflette il tutto. Sunto esplicativo di quanto si andrà ad ascoltare, per la varietà musicale che vi è racchiusa. “Baptiste” è puro soul come fosse un Van Morrison qualsiasi, un brano rallentato e gospel, mentre “Old Father Thyme” è un soul cosmico pennellato da un synth in modalità funk. “Village” è connotata dalle tastiere di Mick Talbot per un momento di puro pop. L’uso dell’elettronica, con una batteria programmata per dettare il tempo in “More” che si chiude con una irresistibile jam a tutta band. Il brano omonimo è soul è possiede un senso rassicurante, da ascoltare al tramonto. L’astro nascente Col3trane è ospite d’onore in “Earth Beat”: un duetto in bilico tra neo soul e rap con tocchi orchestrali e un crescendo gradevole, poco in linea con il modernismo e gli appigli retro che si respirano in tutto l’album, ma un piccolo gioiello.

“On Sunset” lo si può definire un album pop nella accezione più positiva del termine. I brani del disco hanno molte influenze, anche antitetiche tra loro, che vengono amalgamate e collegate l’una all’altra dal timbro vocale di Paul Weller. Un altro tassello che va ad arricchire una discografia di pregio!!!


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