LARAAJI- “Sun Piano” cover albumEsce su All Saints via Warp Records , “Sun Piano” il nuovo album dell’icona del movimento new age Laraaji, che nel 1980 firmò il terzo episodio della serie Ambient di Brian Eno . Registrato da Jeff Ziegler (già al lavoro con Kurt Vile, The War On Drugs e Mary Lattimore) in una chiesa di Brooklyn, il disco – primo capitolo di una trilogia – rappresenta il ritorno dell’artista statunitense all’improvvisazione con il pianoforte, con cui mosse i primi passi musicali nella New Jersey degli anni ’50. Quindi un ritorno alle origini, ad uno strumento a cui ha sempre fatto riferimento sul lato tecnico anche quando suona il suo famoso Zither elettrificato.

Edward Larry Gordon, vero nome del nostro, divenne oggetto di culto, e nel suo caso mai termine fu più appropriato, dopo la “scoperta” della sua musica da parte di Brian Eno, che lo volle nella sua collana seminale dedicata alla ambient music (per la cronaca, il terzo volume: “Day of Radiance”), Laraaji ha continuato per decenni a incunearsi abilmente in quello stretto pertugio tra world music, new age e ambient, senza cadere nel macchiettistico o trasformare il suo esotismo in un sentimento d’accatto.

In questo nuovo sforzo Gordon riavvolge il nastro del tempo e ritorna a quelle radici gospel e jazz che lo caratterizzarono circa settanta anni fa.

Il disco, introdotto da “Embracing this” un pezzo che richiama alla mente Satie, si muove libero, attraversato da vibrazioni che ondeggiano tra colori personali che provengono tanto dal jazz e dal blues americani come dalla musica devozionale indiana. La musica sconfina in momenti melodici ed armonici che risultano gradevoli e non sono mai banali, sembrano fatti apposto per stabilire una comunicatività con l’ascoltatore e recuperare tutto un sapere musicale personale.

Il cambio di strumentazione, così inusualmente minimale, non deve però sorprendere più di tanto. In fondo, echi del minimalismo americano di marca Terry Riley sono sempre stati evidenti nella sua composizione. Qui si mescolano ora con il jazz più strettamente inteso (“Hold On The Vision”), orientalismi (“Sunny Day Horse”), ritmi sdruccioli (“This Too Shall Pass”, che potrebbe facilmente passare su di un palcoscenico di Broadway), il folk (con lo shanty tradizionale “Shenandoah”). È un flusso spirituale/di coscienza che lo mette vicino alla tradizione dei piano solo, un genere con cui si sono confrontati tutti i grandi jazzisti e molti esponenti della nuova classica che si intreccia con l’ambient.

Non tutto è perfetto e non è forse nemmeno il disco migliore del guru americano. Mantiene però una visione coerente dell’energia positiva che tutta la musica di Laraaji irradia da sempre!!!


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