Mi risulta difficile parlare di Ornette Coleman per quel rispetto misto a timore che gli porto da sempre. Lo considero uno dei quattro grandi innovatori del jazz insieme a Louis Armstrong, Charlie Parker e John Coltrane. La loro comparsa sulla scena modifica per sempre lo status quo. La carriera di Ornette iniziò come suonatore di sax in orchestre di rhythm’n’blues, ma fu fin da subito attratto dalle linee intricate dei boppers. Man mano che gli anni passavano, il suo modo di suonare divenne alquanto atipico, sia armonicamente che per progressioni di accordi. La rigidità dei boppers era superata, suonava un sax bianco di plastica e riusciva a creare un blend tra le radici blues e le più discordanti espressioni fatte di urla, lamenti e strepiti. All’inizio in pochi lo seguirono, possiamo citare Charlie Haden, Don Cherry, Paul Bley, Ed Blackwell e Billy Higgins. Tra i tanti dischi incisi dal nostro mancavano all’appello due album incisi alla fine degli Anni ’60 per la Impulse!, ‘Ornette at 12’ e ‘Crisis’. La Real Gone ha posto fine a questa mancanza ristampandoli in un unico cd. Non si capisce il motivo per cui i due lavori hanno subito l’affronto di essere rimasti fuori dal mercato così a lungo. La fine degli Anni ’60 è il periodo in cui entrò in formazione il figlio di Ornette, Denardo, che esordì a dieci anni nel disco del 1966 ‘The Empty Foxhole’. La cosa fu malvista dalla critica del tempo che considerò l’operazione come un modo di farsi pubblicità. In realtà Denardo era sì acerbo, ma aveva già studiato batteria di orientamento free sulle tracce di Sunny Murray, ed in seguito si rivelò tutt’altro che incapace. Può darsi che a causa di questi problemi Ornette stesso non volle mai pubblicare i due lavori, oppure perché non si trovò affatto a proprio agio presso l’etichetta nero/arancione. ‘Crisis’ venne addirittura editato nel 1972 quando Ornette era già accasato alla rivale Columbia e aveva pubblicato due colpi magistrali quali ‘Skies of America’ e ‘Science Fiction’. Erano anni di crisi per il jazz creativo, la morte di Coltrane e l’avvento del rock di massa e del soul avevano portato il pubblico a distaccarsi da forme musicali così impegnative. I due lavori Impulse! Sono due dischi dal vivo, uno in quartetto con Dewey Redman al tenore e Charlie Haden al contrabbasso, oltre al figlio, mentre il secondo si tratta di un quintetto con il ritorno di Don Cherry alla tromba. Non sono dischi di facile ascolto, soprattutto ‘Crisis’, per quanto contenga quella che è considerata la versione definitiva di ‘Song For Ché’ composta da Haden. La musica contenuta necessita grande attenzione e disponibilità, cosa difficile da ottenere oggigiorno, ma se sarete capaci verrete premiati perché siamo di fronte a due dischi imprescindibili.
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