NAP EYES- “Snapshot Of A Beginner”“Snapshot of a Beginner” è il quarto album della band canadese Nap Eyes, per Jagjaguwar, ed arriva a due anni dal precedente ”I’m Bad Now”.
Il sound in qualche misura riporta gli esordi della formazione, incrociando bislacco indie rock, sulla scia dei compianti Silver Jews e Daniel Johnston, con elementi di finissima americana che potrebbero rimbalzare tra Jayhawks e Giant Sand. Chitarre liquide e folk psichedelico, quasi una revisione degli storici trattati paisley underground. Un grande ruolo ha qui uno degli orchestratori occulti del miglior Americana degli ultimi anni, ovvero James Elkington (Steve Gunn, Joan Shelley) e credo che sia riuscito a consacrarli alla loro fatica di maggior naturalezza e forse anche ispirazione.
Il fascino per Springsteen e per le chitarre liquide e luccicanti, sciolte al sole, dei War On Drugs si riflette anche in questo disco (“Primordial Soup”, “When I Struck Out On My Own”). Una loro caratteristica è sempre stata quella di una scrittura impressionista, cioè più attenta ai colori degli strumenti che non alla struttura dei brani, riuscendo a concepire in presa diretta senza filtri di produzione. Questo lavoro è stato concepito in maniera diversa, con un utilizzo più pesante dello studio di registrazione, ponendo le canzoni al centro di tutto assieme al flusso di coscienza narrativo. In alcuni momenti sembra di aver abbandonato il New Jersey e ci si sente proiettati sulle strade secondarie dell’Arizona (“Mystery Calling”, “Dark Link”).
Da tempo non si ascoltava un disco di Americana così fresco e, perché no, radiofonico, con refrain sognanti, da respirare a pieni polmoni come quelli di “So Tired” o “Mark Zuckerberg”, così come non si sentiva un songwriting così esperto e sornione dai tempi della grande trilogia degli Wilco (“Fool Thinking Ways”, “Real Thoughts”).
C’è più consapevolezza, più coraggio e maggiore personalità che in passato, la volontà di emergere attraverso le canzoni ed una ispirazione più immediata. Solare!!!


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