Cover album NADINE SHAH- “Kitchen Sink”Lo scorso 26 giugno è uscito su Infectious Music il quarto album di Nadine Shah, “Kitchen Sink”, a tre anni dal precedente “Holiday Destination” (2017). Fil rouge di quest’ultimo lavoro in studio è la storia personale della cantautrice britannica, una donna di trent’anni che ogni giorno affronta le pressioni e le aspettative della società in cui vive. Ma il racconto si estende anche a tutte le altre donne che ha incontrato lungo il proprio percorso e con cui ha intrattenuto un dialogo sulle problematiche più varie ma ricorrenti; il risultato è l’aver riconosciuto l’esistenza di una similitudine nelle diversità.

«È come se il nostro tempo per avere dei figli stesse per scadere, quindi avvertiamo una sorta di panico – spiega Shah nella nota stampa – È come se da giovani avessimo programmato di fare certe cose ad una certa età. Se quando avevo 14 anni mi avessero detto che sarei arrivata ai 34 senza marito né figli non ci avrei mai creduto. E molte delle mie amiche con cui ho parlato hanno fatto la stessa cosa. […] Ho scritto di tante donne che adoro. Le neo-mamme, le rockstar, quelle che dubitano di loro stesse e che hanno bisogno del nostro supporto, quelle che stanno male ma mostrano una forza incredibile. Ci sono tradizioni che si tramandavano da anni e ci imponevano modelli di vita, ma le cose stanno decisamente cambiando e sono orgogliosa di essere femmina e di essere circondata da altre donne potentissime».

Ad anticipare Kitchen Link è stato scelto il singolo “Ladies for Babies (Goats for Love)”, il cui videoclip è stato diretto da Matt Cummins.

Nadine con i primi due lavori si era posta nella scia di quel suono molto notturno, tra jazz e blues, che metteva insieme Tindersticks, Nick Cave e P.J. Harvey, pur con connotazioni più moderne. Con la raccolta precedente si era spostata verso quel sound black-wave dei Talking Heads e Martha & The Muffins (notevoli le somiglianze vocali tra la nostra e Martha Johnson) miscelato con dosi di R’n’B attuale. Ora è arrivato il momento di confermarsi o meno sulla propria proposta. La brava Shah riesce a mostrare tutto il talento di cui dispone attraverso sonorità blues e timidi innesti di elettronica su cui si erge la voce cupa e drammatica.

“Club cougar” si connota come uno strano blend di afro/R’n’B, con percussioni in evidenza che vengono poi sommerse da una sezione fiati improvvisa ed inaspettata. “Ladies for babies” è una sognante ballata afro/funk, che ai più attempati potrebbe ricordare Carmel, fino al momento in cui appare una chitarra che la deturpa fino al sangue. Ci si calma con “Buckfast” un folk gradevole a tempo di marcetta. “Trad” è una ballad di difficile classificazione, ma ancora la sei corde tagliente si rende protagonista. Da qui in poi il disco si placa e ci conduce in un finale in tono minore senza colpo ferire.

La prima parte, con gli ingressi inaspettati di strumenti, lascia stupefatti e mi permette di affermare che siamo di fronte ad una delle migliori cantautrici contemporanee!!!


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