MT MOUNTAIN: “Centre” cover album“Centre” è il quarto album del quintetto di Perth, ed è certamente una boccata d’aria fresca, per spazzare via le ragnatele. È per guardare avanti, verso tempi migliori e la prospettiva di un’estate molto più bella guardando oltre il freddo inverno e la pandemia COVID che tutti abbiamo dovuto soffrire e sopravvivere. L’Australia è uno dei luoghi in cui i suoni lisergici hanno attecchito maggiormente nell’ambito del grande ritorno della psichedelia.

Gran parte dell’album è stato registrato durante le sessioni dal vivo, e questa sensazione può essere avvertita all’ascolto, suona libera, specialmente nei passaggi strumentali aperti, dove la musica e l’atmosfera si muovono davvero su un percorso che si interseca piacevolmente. “Centre”, è un banchetto musicale a nove tracce, di cui ho faticato, a livello di gruppo, a fare un paragone. A volte c’è una vera atmosfera Death Cab for Cutie, con paesaggi sonori fluenti e voce facile da ascoltare, che ti aiuta a perderti nella musica, in altre situazioni si lanciano in lunghe jam che riprendono i vecchi insegnamenti del kraut-rock, in altre ancora sembra di rivivere quelle esperienze che costituirono la scena ‘trip’ inglese degli anni novanta.

Con questo quarto LP la formazione australiana conferma quanto di buono si era detto su di loro in passato, creatori di una formula vincente che allarga le visioni psico sensoriali della mente.

Mentre la prima traccia, “Tassels”, mi presenta la band, è come l’alba di un nuovo giorno, l’atmosfera è ottimista e contagiosa. Mi sento sinceramente felice, fin dalle battute iniziali. La sua natura ariosa e non abrasiva è in qualche modo catartica e calma immediatamente il mio spirito interiore. Sono sette minuti di ipnotica reiterazione motorik. La successiva “Hands Together” ti porta via, ricorda il ‘trippy sound’ britannico dei nineties di cui si parlava sopra. È un’esperienza senza tempo, non sembra datata, ma è difficile credere che sia nuova. L’atmosfera è dominante e ti permette di rilassarti.

“The List” mi prende per mano e, con le sue linee di basso rombanti e gli ipnotici pattern di batteria, è un’esperienza completamente catartica. Questo ci porta a “Two Minds”, una jam totalmente euforica, che è così leggera e ariosa, onestamente mi sento come se stessi fluttuando sopra la Terra. La traccia sei, “Aplomp”, mostra davvero la band al massimo del ritmo, è un po ‘più pacata e evoca pensieri di guida notturna, su una strada aperta …è una delle canzoni migliori del disco autenticamente caleidoscopica, assieme a “Dawn” dai tratti onirici.

Bella anche la conclusiva “Deluge” e, soprattutto, “Peregrination” con pattern ritmici incalzanti e un organo di stampo Doors che sa aprirsi un pertugio attraverso la foschia che domina il brano.

Non esiste solo il passato, i nostri hanno comunione d’intenti pure con contemporanei quali Moon Duo e King Gizzard. Il tutto si traduce in momenti avvolgenti dal fascino indiscusso a cui è difficile resistere!!!


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