MOOR MOTHER – ‘Black Encyclopedia Of The Air’ cover album‘Se sapessi quante volte mi ci sono volute per arrivare qui / In questo posto, proprio di fronte a te’, dice una voce, pronunciando ogni sillaba e sentendo la forma di ogni lettera mentre lascia la lingua solo per essere riecheggiata, fortificata ma distorta e robotica, ‘dopo tutta questa follia’. Il capitolo iniziale del settimo album in studio della poetessa, artista visivo e musicista itinerante di Philadelphia Camae Ayewa, Moor Mother, colpisce con sobrietà, la sua teoria del futuro mutilata e sibilante che unisce lotta e servitù come se fossero due punti su una costellazione disegnata. È il trauma nero e il clientelismo politico giocato attraverso il beat-making partigiano nell’iperspazio ambientale di Camae. L’introduzione a questa opera è la cosa più sinistra che abbia mai suonato; non è più un attivismo rivolto al futuro, ma una trasmissione e un avvertimento – come lo descrive lei, ‘un post-tutto, le 12:01 dell’orologio del giorno del giudizio’.

Ayewa ha una straordinaria capacità di adattarsi ad una varietà di generi, ma sembra sempre che sia nata per creare qualunque progetto intraprenda. Che si tratti di poesie jazz gratuite (“Circuit City”), noise (“Fetish Bones”) o un buon album collaborativo vecchio stile (“BRASS”, con Billy Woods), la sua discografia è una pura delizia per qualsiasi appassionato di musica che non riesce a stare fermo con uno stile particolare.

“Black Encyclopedia of the Air” è la versione relativamente accessibile di Ayewa sull’hip-hop. Certo, questo è un lavoro complesso, vertiginoso e impegnativo, ma gli arrangiamenti sono così abilmente realizzati e così legati in una sensazione di retro-soul che i bordi sono in qualche modo facili da prendere. Moor Mother non si rilassa tanto con questo album quanto lascia che l’atmosfera la porti via – e noi con essa. Gran parte della raccolta è avvolta da scanalature lisce, ritmi gommosi e pianoforti elettrici elaborati; sembra quasi che l’hip-hop contemporaneo sia fuggito in una macchina del tempo intorno al 1976.

Gran parte del disco è realizzato con il supporto di vari artisti, il che conferisce all’LP un aspetto molto vario e collaborativo. Tuttavia, Ayewa apre le cose da solista: la prima traccia, “Temporal Control of Light Echoes”, è uno sfoggio abbagliante della sua accattivante parola parlata, accompagnata da uno sfondo spaziale e fantascientifico e una sorta di botta e risposta con partner intrisi di vocoder nel crimine. Segue “Mangrove”, con le rime a fuoco rapido di Elucid che contrastano piacevolmente con il supporto musicale languido e pieno di sentimento, con la stessa Camae che contribuisce ai versi.

Come al solito, la nostra ha un gusto squisito nei confronti dei collaboratori. Il rapper britannico Brother May contribuisce all’affascinante “Race Function Limited”, che presenta commenti pungenti su guerra, razza e lotta di classe. ‘Stanno coprendo la verità per coprire le loro tracce / Ingannando le truppe / Li mandano in Iraq / Ventuno colpi di cannone a salve / Questo è ciò che la loro madre ottiene’. In “Shekere”, Ayewa scivola comodamente in un groove soul, grazie alla gradita presenza del violinista Saydah Ruz (basso nel mix, ma perfettamente posizionato) e Iojii, che condivide il microfono con la leader e canta il ritornello liberatorio, ’Scuotilo / Tutto il mio dolore / Apri le mie braccia sotto la pioggia’.

Mentre un artista meno ambizioso che Moor Mother potrebbe concludere un album come “Black Encyclopedia of the Air” su una nota eccessivamente ottimistica, “Clock Fight” funge da epilogo un po’ rassegnato. Con i contributi del percussionista senegalese Dudu Kouate e della cantante sperimentale Elaine Mitchener, questa traccia di chiusura vede Camae affrontare i suoi nemici con ferrea determinazione. ‘Ho combattuto contro l’orologio della cucina / E l’orologio del padrone / E l’orologio del lavoro / E l’orologio del dio / E l’orologio delle tasse / E l’orologio delle streghe / E non combatterò più’.

Un’opera che si presenta come una testimonianza della determinazione di fronte all’oppressione!!!


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