MAYBESHEWILL – ‘No Feeling Is Final’ cover albumI giganti del post-rock Maybeshewill sono tornati dalla loro pausa con “No Feeling is Final”, un album di splendore sonoro e trame sensuali che prende il nome dal verso di chiusura della poesia di Rainer Maria Rilke “Go to the Limits of Your Longing”. Poche frasi evocano un’emozione così cruda come ‘nessun sentimento è definitivo’, una nozione viscerale di tranquillo ottimismo di fronte ai giorni più bui che la vita ha da offrire.

Tra le 10 tracce dell’album, il gruppo ci ricorda il motivo per cui ci siamo innamorati del post-rock in primo luogo. Gli arrangiamenti travolgenti, le chitarre glaciali e l’accompagnamento elettronico offrono un senso di speranza, di trionfalismo di fronte alla totale disperazione. Questa è musica per chi è consapevole del proprio ruolo; per coloro che sanno quanto siamo tutti insignificanti nello schema delle cose, eppure così devastanti per coloro che ci sono più vicini. C’è un tono cupo nel disco nel suo insieme, come si addice a un album incentrato sulla crisi esistenziale che ci sta di fronte. Tuttavia, che si tratti di una progressione di accordi ascendente o dei loro arrangiamenti superlativi che trascendono la norma, la band ha una straordinaria abilità nel creare bellezza dallo sconforto.

L’apertura, “We’ve Arrived at the Burning Building”, crea un’atmosfera pensosa, esitante e maestosa allo stesso tempo. È il perfetto distillato del suono caratteristico della formazione, con linee di tastiera a spirale su archi orchestrali e linee di arpeggio synth che si combinano. Forse circumnavigherà magistralmente l’ovvio, senza mai cadere nella trappola di permettere a una canzone di andare dove l’ascoltatore si aspetta che vada. Non ci sono tangenti musicali qui, solo la scrittura di pezzi focalizzata su tracce che sembrano molto magre.

“Zarah” presenta un discorso incisivo e puntuale del deputato laburista Zarah Sultana sulla crisi climatica, mettendo a nudo le verità sul ruolo delle 100 aziende responsabili del 70% dell’inquinamento mondiale, della spinta al profitto sulle persone. Su un pianeta finito, la dottrina capitalista della ‘crescita’ è la ragione per cui ci troviamo in questa situazione. Abbiamo bisogno di sviluppo personale, non di crescita economica. La responsabilità personale può fare solo tanto, ma è anche il sistema che deve essere modificato/negato/bruciato al suolo [cancellare se appropriato]. Possiamo togliere i berretti ai ricchi, o possiamo chiedere loro di farsi avanti e correggere i loro errori. I miliardari sono, quasi per definizione, psicopatici quindi, sai, buona fortuna se avrete l’ardire di tentare.

Tuttavia, se nessun sentimento è definitivo, allora ci deve essere un senso di ottimismo sul fatto che le cose possono cambiare. Ed è qui che Maybeshewill colpisce perfettamente con la propria musica. Questa non è la cupa disperazione di un capolavoro come il distopico “The Dead Flag Blues” dei Black Emperor, o la furia dell’infuocato “Like Herod” dei Mogwai, ma un disco serrato che offre spiragli di speranza nonostante tutto. “Complicity” è semplicemente stupendo nella sua orchestrazione, come un’alba luminosa dopo la più spaventosa delle tempeste, mentre “Green Unpleasant Land” è quasi neoclassico (con un tocco di folk) nella sua vasta portata. Il lavoro si conclude con “Tomorrow” guidato dal pianoforte, un bel brano musicale che si distingue dal resto dell’LP nella sua linearità.

“No Feeling Is Final” è un album che vede i Maybeshewill reclamare la propria importanza come campioni indiscussi del post rock strumentale. La strumentazione lussureggiante e la narrazione profondamente emotiva si muovono dalla tristezza alla serenità, creando un sentimento profondo nelle teste e nei cuori degli ascoltatori!!!


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