La sassofonista, musicista e artista totale Matana Roberts torna con il quarto capitolo del progetto Coin Coin, una nuova storia della sua famiglia e un blend di innovativo jazz contemporaneo, avanguardia e afro-futurismo. Il nuovo capitolo, come i tre precedenti, dà sfogo all’animo artistico di Matana, con un sound che cita e mescola jazz, blues, spoken word, improvvisazione, folk e musica africana.
“Coin Coin Chapter Four: Memphis” è un manifesto dei nostri tempi in cui la Roberts con l’ausilio della sua voce, registrazioni di altre voci e di repertorio racconta la difficile infanzia e la storia della piccola Liddie, parente cresciuta a Memphis, Tennessee, durate i difficili anni della segregazione razziale. La nostra racconta la storia della coraggiosa parente anche grazie alla potenza espressiva della sua musica, in questo caso aiutata da musicisti del calibro di Steve Swell, Ryan White, Theirry Amar, Nadia e Jessica Moss e Ian Ilavsky.
In passato Matana Roberts ha suonato il sax e collaborato con artisti del calibro di Godspeed You! Black Emperor, Tv on the Radio, Thee Silver Mt. Zion e Deerhoof.
Abbiamo affermato che le musiche che entrano a far parte del suo repertorio sono tante, forse tutte quelle nate nel sud degli Stati Uniti. Sicuramente il jazz è quella più vistosa ed importante, declinata nell’accezione più libera seguendo i dettami dell’AACM. Non c’è nel suo suono alcuna propensione verso trend modaioli, percorre un sentiero ardente di free-jazz, tocca a malapena gli stilemi dell’afro-futurismo, ma ingloba l’hip-hop in modo da trasfigurarlo e renderlo una cosa propria. Il suo è un approccio che riporta in luce la storia della black-music e nel contempo dà voce alle problematiche e all’emancipazione della popolazione di colore.
“Memphis” si pone allo stesso livello dei predecessori, ma raggiunge la compiutezza negli esperimenti abbozzati in precedenza. La band è di base un quintetto, arricchito occasionalmente dalle voci e dal sax alto di Steve Swell, che si presta a seguire le idee della Roberts e fornisce un contorno psichedelico che è la cifra stilistica della Constellation, per cui l’album è inciso. In particolar modo sono le chitarre di Sam Shalabi lisergiche e affilate come sempre a conferire profumi e sapori che rendono le partiture speciali.
Matana ha la capacità di perdersi nel suono di suite torrenziali per poi ritrovarsi, un’anarchia controllata. Nell’ambito della free-music è la migliore di tutti per visione e chiarezza di intenti. I capitoli potranno raddoppiare in futuro e noi aspetteremo con impazienza il prossimo!!!


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