A cinque anni dal precedente “Psychic 9-5 Club” (di cui dicevamo in sede di recensione «un disco che potrebbe piacere sia al fan di James Blake che a quello dei Suicide») tornano gli australiani HTRK (contrazione di “Hate Rock”) con “Venus In Leo”.
Il quarto disco della loro avventura sonica – stando a quanto riportato in cartella stampa – «si discosta dalle sonorità recenti di Jonnine Standish e Nigel Yang, puntando su arrangiamenti più tonali e su un songwriting idiosincratico. Il disco sarà quindi un ritorno al passato underground rock del gruppo con la varietà di un mixtape contemporaneo». Il lavoro è stato registrato nello studio casalingo situato nei monti Dandenong Ranges vicino a Melbourne. Per quanto riguarda il titolo, Standish spiega che «quello che una volta era considerato auto-ammutinamento potrebbe essere riconsiderato come l’influenza di Venere in Leone».
Una musica surreale ed onirica quella del duo, ammantata da un costante senso di tragedia e solitudine esistenziale (non va dimenticato che il gruppo ha dovuto affrontare il suicidio di uno dei membri originali e la perdita dell’amico e produttore Rowland S. Howard), la musica degli Htrk cattura quel senso di bellezza e di magia che si camuffa sotto le mentite spoglie della paura e della morte. Sin dall’iniziale “Into the drama” siamo avvolti da una spirale di malinconia che è esemplificata dalla voce di Jonnine Standish, da sempre la cifra stilistica della band. Ci sono arpeggi di chitarra che sembrano introdurre un’atmosfera di serenità.
La title track mette in mostra un tocco cristallino/ipnotico che mi ha riportato alla mente i Durutti Column mentre un oscuro minimalismo alla Joy Division permea “You Know How To Make Me Happy”.
Mi sembra che i nostri abbiano saputo mescolare le varie sfumature dei tre precedenti album, le hanno poi spogliate del superfluo a livello sonoro, hanno imparato a gestire rabbia e forza a vantaggio di maggiori dettagli emotivi. Album che si mostra vulnerabile, sofferto, ma dalla grande sensualità!!!


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