MASON LINDAHL: “Kissing Rosy In The Rain” cover albumIl 22 gennaio è uscito “Kissing Rosy in the Rain”, il debutto su Tompkins Square del chitarrista e compositore Mason Lindahl di New York City. Mentre Lindhal è cresciuto ascoltando musica folk e country nel nord della California, il suo stile sonoro è largamente influenzato dal minimalismo e dalla musica classica. L’album è stato registrato a Oakland, California e Brooklyn, NY con gli amici di lunga data di Mason- Jay Pellici (Dilute, 31 Knots, Natural Dreamers) Robby Moncrieff e Ben Greenberg (Uniform / Hubble).

Nella stampa di accompagnamento per questo annuncio il fondatore dell’etichetta Josh Rosenthal ha parlato di come i suoi gusti musicali siano stati attratti verso uno stile minimalista – o per citare le sue parole preferite: ‘stare in una zona’, qualcosa che fa risalire al suo amore per la musica di Terry Riley. È un sentimento che capisco perfettamente: trovo che questa musica induca una quiete interiore, qualcosa che mi sembra di desiderare molto più recentemente mentre il mondo diventa più rumoroso e si sente più tumultuoso – mi piace la musica di Karima Walker, in particolare il suo album più recente, mi coinvolge immediatamente e molto più profondamente. Mentre Josh mappa il suo crescente interesse in questo campo della musica a un paio di anni fa, ammette che anche il COVID lo ha accentuato. Quindi, quando il suo vecchio amico gli ha mandato “Kissing Rosy in the Rain” di Mason Lindahl, l’ha visto come un perfetto esempio di quello che sta ascoltando con grande piacere in questi ultimi due anni.

Lindahl, con un simile background alle spalle, è abbastanza evidente che si sia prodotto in una manciata di dischi che gli hanno permesso di migliorare la propria tecnica di fingerpicking, album usciti per piccole etichette specializzate in musica sperimentale (Porter Records, Para-Sight o Lifeblood Recordings). Ora è giunto il momento di farsi conoscere da una platea più ampia, opportunità che gli viene concessa dalla Tompkins Square e giova pure il fatto del suo trasferimento a Brooklyn, luogo in cui quel tipo di musica impatta maggiormente sugli ascoltatori.

Le composizioni del musicista con sede a New York sono piene di vivaci fingerpicking flamenco in nylon e melodie liriche strette, punteggiate da brevi, ma tesi momenti di silenzio. Il suo lavoro di chitarra alterna un suono acustico pulito che risplende puro come una campana, e un rombo ruvido e leggermente distorto sui pezzi più umorali dell’album. Aiutano in questo i suoi fidati collaboratori, capaci di dare vita ad atmosferici sfondi ambientali, sporcizie percussive e bordoni di tastiere in modo da rendere il contorno meno univoco musicalmente.

Su ogni traccia, Mason sembra prendere una decisione molto chiara e consapevole per ogni nota e ogni secondo del tempo di registrazione. Si ha la sensazione che non ci sia assolutamente spazio né per l’eccesso né per l’indulgenza nei suoi pezzi. In questo modo, ogni canzone sembra intensamente provata, ma comunque ben eseguita, con parecchia applicazione preventiva e nulla lasciato al caso. Basta ascoltare l’abbagliante “Fantasy in Spectacle” per un esempio eccitante di ciò che intendo. Gran parte dell’album è assurdamente stupendo e poetico, specialmente la title track, che soffre per il desiderio e possiede la tenerezza di una ballata di George Winston. Tuttavia, dove il disco eccelle davvero sono i suoi pezzi lunatici e malinconici, come l’elaborata melodia di apertura, “Sky Breaking, Clouds Falling”. Con i suoi molteplici movimenti che, aiutati dal supporto di un organo cupo, si gonfiano e scorrono come uno stormo di uccelli che cavalcano correnti d’aria tempestosa, la canzone suona più vicina a Čajkovskij che a Fahey.

Un ingresso davvero unico nel canone ‘American Primitive Guitar’, un nome nuovo e una nuova voce a dare manifestazione di disperata interiorità!!!


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