Mi ripeterò, ma quando si ha a che fare con certe etichette discografiche è difficile che i dischi possano risultare di scarsa valenza artistica. Certo ci saranno quelli migliori ed altri di impatto inferiore, però la media qualitativa è sempre apprezzabile.
Accade anche per questo nuovo album della leggenda giapponese Masaki Batoh, un tempo leader dei gloriosi Ghosts e in tempi più recenti degli psichedelici The Silence. Mancava all’appuntamento discografico a proprio nome dal disco del 2012 “Brain pulse music”.
In “Nowhere” Batoh ritrova l’intimismo dei suoi primi lavori solisti, quelli che si possono ascoltare nella raccolta “Collected works 1995-1996” e che varrebbe la pena riascoltare con attenzione. Prima cosa da rilevare è che nel disco in questione il nostro si cimenta al canto sia nella madre lingua che in inglese, che a dominare la scena è la chitarra (più acustica che elettrica) e che le atmosfere sono permeate da una concezione in cui è il “nulla” a dominare sia per quanto riguarda da dove veniamo sia sotto l’aspetto del luogo a cui tenderemo tornare quando tutto sarà terminato.
Il disco è quieto e vuole essere in grado di trasportarci fuori dall’oscurità verso luoghi di pace e serenità. A livello sonoro ci si muove nell’alveo di uno psycho-folk in cui Masaki da un saggio delle proprie abilità alla sei corde nelle splendide ballate “Tambourine” e “Dum spiro spero”, mentre “Sundown” è un brano di toccante e contagiosa elettricità.
Un discorso a parte merita la lunga “Boi-Taull” grazie al prezioso fingerpicking del giapponese che riesce a sedurre dopo attento ascolto.
Se siete conoscitori della materia trattata un album da non mancare!!!


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