Non sono mai stato un appassionato né dei Dire Straits né di Mark Knopfler solista, forse perché avevo in antipatia i fans dei suddetti che vedevano tutto oro quello che pubblicavano. Sicuramente ci sono dischi interessanti e piacevoli, ma non considero né gli uni né l’altro dei mostri sacri della nostra musica.
Sono conscio di attirarmi gli improperi di tante persone scrivendo in questi termini, ma ho sempre percepito il loro stile come un qualcosa di troppo pulito, perfetto, senza nessuna sporcizia sonora che da sempre sono il sale della musica che più mi piace. Non discuto la bravura del nostro alla sei corde, con una tecnica in fingerpicking, quindi senza l’uso del plettro, applicata, però, all’elettrica.
È da poco uscito un nuovo album di Knopfler che segue di tre anni la pubblicazione di “Tracker” e ci troviamo dinanzi ad un lavoro ottimamente suonato ed arrangiato, in cui le canzoni si lasciano scoprire un poco per volta, ma, rispetto ai dischi precedenti, si distingue per sonorità differenti, ci sono pezzi tipicamente rock’n’roll, qualche tocco R’n’B e persino pennellate latineggianti.
Un’opera che rimane nel solco della tradizione knopfleriana, piacevolezza, belle canzoni, arrangiamenti che tendono a risaltare la pulizia del suono e la dimostrazione del proprio amore verso le sonorità americane.
Ci troviamo ballate ispirate, lunghe oasi strumentali, colpi di folk struggenti ed appassionati, quindi tutto al posto giusto per dare al pubblico fedele quello che si aspetta.
Tra le cose migliori dell’album credo ci sia “Just a boy away from home” che ha una introduzione da rock song con la chitarra in bella evidenza e che nel finale si lascia andare ad una coda strumentale in cui il rock incontra il folk. Altra traccia inaspettata è “When you leave” con la tromba che si prende la parte all’inizio di un brano di impostazione molto retrò, il piano si muove in retrovia e la sei corde arpeggia con classe. Bella ballata non convenzionale.
Il pezzo clou è rappresentato da “One song at a time” con una voce evocativa ed un ritmo presente, ma carezzevole. La traccia crea attese nell’ascoltatore perché ci sono cambiamenti continui fino alla coda posta in chiusura capace di creare una melodia di fascino e profondità superiori.
La conclusione è che Mark ci regala un ascolto in linea con la sua visione della musica e non delude le aspettative. Piacerà molto ai vecchi appassionati e per me rimarranno sempre le considerazioni che vi ho elencato all’inizio!!!


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