Ogni tanto ripenso a quando aprii il negozio che gestisco tuttora. Era l’autunno del 1999 e mi ricordo che per almeno un lustro si succedettero diverse scene musicali vere o fittizie che fossero. Una di queste era l’indietronica che passò intorno al 2001-02 senza lasciare grande traccia di sé. Uno dei gruppi che più mi impressionarono furono i Lali Puna che si formarono nel 1998 a Monaco di Baviera grazie all’iniziativa di Valerie Trebeljahr, che coinvolse nel progetto anche Markus Acher, chitarrista e membro dei Notwist. L’etichetta di riferimento è la Morr Music che si prese il compito di diffondere il verbo indie-pop-elettronico di cui i nostri erano un tempo i capofila. Nel mondo musicale attuale l’indietronica rimane un lontano ricordo, ed è per questo che i Lali Puna hanno dovuto ripensare il loro modo di fare musica. Il nuovo album ‘Two Windows’ vede la luce sette anni dopo il precedente ‘Our Inventions’, il gruppo è ora un trio, con Valerie sono rimasti Christoph Brandner, alla batteria e Christian Heiß, non è più della partita Markus Acher. Il quinto album dei tedeschi presenta dodici brani che sono ispirati da sonorità dancefloor di produttori come Mount Kimbie o Caribou, ma senza perdere la componente pop che è poi il loro marchio di fabbrica da sempre. La voce della Trebeljahr sussurrata e sottile come un filo guida canzoni oniriche come ‘Deep Dream’, dallo spleen malinconico come ‘Two Windows’, oppure lievi ed eteree come ‘The Frame’ e ‘Wear My Heart’. In ‘Birds Flying High’ la sua voce diventa componente ritmica con ammiccamenti, neanche troppo velati, al dubstep. I glitch sono dosati in modo parsimonioso per evitare troppi riferimenti al passato. Un album gradevolissimo che ci porta dritti verso l’autunno, ed anche questo è un merito, dopo il gran bollore estivo.

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