Lo straordinario repertorio scritto, arrangiato o reso popolare da Pete Seeger, luminare del folk revival americano con i Weavers e da solista, viene rivisitato con il solito spirito avventuroso e anticonvenzionale dal Kronos Quartet oggi composto da David Harrington (violino), John Sherba (violino), Hank Dutt (viola) e Sunny Yang (violoncello). Nel 2019, su commissione della Fresh Grass Foundation, i musicisti di San Francisco avevano celebrato il centenario della nascita dell’artista attraverso una serie di concerti da cui prende spunto questa collezione di 15 classici riarrangiati ed eseguiti con l’aiuto di colleghi come Sam Amidon, Maria Arnal, Brian Carpenter, Meklit, Lee Knight e Aoife O’Donovan, in omaggio ‘alla musica, alla filosofia politica e all’impatto sociale’ del folk singer.
Harrington è stato ispirato a formare il gruppo nel 1973 dopo aver ascoltato “Black Angels” di George Crumb, ispirato agli orrori della guerra in Vietnam. Gli oltre 60 album del Kronos sono esempi di una visione del mondo che condivide una comunanza con Seeger – sia che si tratti del gruppo che dice la verità sul potere (come “Howl” del 1996) o che condivide la sua piattaforma con una comunità globale di artisti (inclusi Homayun Sakhi e Alim e Fargana Qasimov nell’uscita Folkways nel 2010 “Rainbow: Music of Central Asia Vol. 8). Quanto a Pete, è cresciuto in una famiglia di musica classica, con un padre etnomusicologo e una madre violinista da concerto. In seguito suo padre sposò la compositrice modernista Ruth Crawford, che presentò il giovane alle avanguardie della sua cerchia. Il fatto che si avvicinasse alla musica folk dall’esterno, come una sorta di impegno politico, ha reso il mezzo di Seeger – e la sua scelta dello strumento, il banjo, che ha origine in Africa occidentale – molto più sorprendente. Gli ha anche dato una prospettiva cruciale che gli ha permesso di comprendere i modi in cui le diverse comunità comunicano tra loro attraverso la musica.
Chiaramente non è un caso che il quartetto d’archi di San Francisco stia rendendo omaggio al defunto attivista per i diritti civili Pete Seeger alla vigilia delle elezioni presidenziali. C’erano pochi oppositori più resilienti dei valori trumpiani del nostro, che ha resistito alle indagini dell’FBI, alla lista nera e alla condanna al carcere per diventare il padrino della protesta popolare. Nel 2011, all’età di 92 anni, lo si poteva ancora trovare a marciare a Wall Street.
Aiutato da cantanti ben scelti, Kronos riprende i successi di Seeger in un caratteristico stile neoclassico – sbarazzino e popolare per “If I Had a Hammer” e “Which Side Are You On”, riflessivo su “Turn, Turn, Turn” e triste su “Where Have All the Flowers Gone?”.
Ci sono anche alcune gemme meno cantate: “Waist Deep in the Big Muddy”, sulla guerra americana in Vietnam, e “Garbage”, una ballata ambientale scritta per bambini. “Storyteller”, un abile assemblaggio di 16 minuti di interviste e musica, aiuta a rimpolpare l’uomo dietro quella che Kronos chiama “l’empatia radicale” di Seeger. Purtroppo, non si può fare molto con “We Shall Overcome”, quell’inno del trionfo che suona come una sconfitta, ma la sensazione principale in gioco qui è una gioia senza paura e provocatoria.
Lo scopo di “Long Time Passing” – e la rilevanza tristemente persistente delle canzoni stesse – rende facile per chiunque ritrovarsi nel lavoro di Seeger!!!
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