NUBYA GARCIA: “Source” cover album“Source” è l’album di esordio della tenor sassofonista britannica Nubya Garcia pubblicato dalla Concord. Garcia si era già fatta notare principalmente in una delle uscite jazz più apprezzate e chiacchierate del 2018, quel “We Out There” di Gilles Peterson. Una compilation che altro non era se non un nuovo parto di quella che è a tutti gli effetti la mente più prolifica e innovativa del jazz inglese degli ultimi anni, Shabaka Hutchings. Il curriculum di Nubya vanta poi apparizioni in altre uscite fondamentali di quel calderone, come “Your Queen Is a Reptile” dei Sons of Kemet e “Grae” di Moses Sumney.

C’era attesa per questo lavoro, lo si attendeva da tempo, ma ne è valsa la pena. Ci soddisfa pienamente perché si tratta di una colta e consapevole riflessione sul jazz-continuum, felice di sporcarsi con contaminazioni world che spaziano dal dub della lunga title track alla cumbia di “La Cumbia Me Està Llamando”. Un importante corredo di retaggi afro-caraibici che prosegue nel solco – appunto – delle ibridazioni targate Hutchings, ma si inoltra pure in territori cosmici e spirituali. È infatti un lungo viaggio nell’eredità etnica e musicale della Garcia, nata da madre guyanese e padre del Trinidad ma cresciuta a Camden. E se il sassofono di Nubya si erge a protagonista assoluto, non mancano i comprimari di qualità nei vari pezzi come ospiti.

A comandare il palco in tutto l’album è il tenore gloriosamente grande e ricco di Garcia, in cui si possono ancora sentire le tracce della sua influenza formativa, Joe Henderson. Anche il suo tastierista di lunga data, Joe Armon-Jones, ha molto spazio per brillare. Ci sono alcuni ruoli cameo di supporto. Armon-Jones, il contrabbassista Daniel Casimir e il batterista Sam Jones sono affiancati nella title track e “Stand With Each Other” dal trombonista Richie Seivwright.

L’intenzione consapevole di forgiare uno stile jazz che abbracci l’intera diaspora africana, insieme a tutte le persone progressiste e liberali, è il filone centrale che attraversa “Source” ed è sottolineato da titoli di brani come “Together Is A Beautiful Place To Be”, “Stand With Each Other” e il più vicino, “Boundless Beings”, che riecheggia il titolo dell’album “Universal Beings” di Makaya McCraven (International Anthem, 2018), il primo di due album di McCraven con Garcia (insieme a Shabaka Hutchings e Daniel Casimir).

In generale l’album potrebbe essere messo in relazione a un “The Epic” di Kamasi Washington (giusto per citare una delle uscite più ascoltate e trasversali degli ultimi anni), di cui evita però il didascalismo e la prolissità. È più curioso, più audace e probabilmente più sincero, e si candida legittimamente a uscita jazz dell’anno!!!


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