KING TUFF – ‘Smalltown Stardust’ cover albumMolti artisti che abitano il mondo del loro genere prescelto spesso cadono in due campi: quelli per i quali la loro produzione è un costante lavoro in corso, raffinando i dettagli e rimanendo piuttosto rigorosamente entro i confini del genere, e quelli che alla fine vedono gli strati di pittura avvicinarsi lentamente a loro, suscitando il bisogno di abbattere un muro ed esplorare ciò che c’è oltre. Nel nuovo album, King Tuff ha scelto quest’ultimo approccio e la luce che è entrata a cascata ha rivelato un bellissimo paesaggio pastorale da esplorare. Sono finiti i brani scricchiolanti del garage dei lavori precedenti a favore di canzoni che sono filtrate in uno psych-pop quasi perfetto, i testi che rivelano un rispetto per la natura e il desiderio di una vita semplice, che soddisfi veramente l’anima.

A volte, come in una delle tracce più importanti, “Portrait Of God”, la band è seduta accanto a Bolan nei primi giorni dei Tyrannosaurus Rex, la voce sibila e scivola su una bellissima melodia che ci solleva dal freddo e conduce in una nebbiosa fine estate. È nella canzone che rivela l’ispirazione della natura, evidente: i boschi, le montagne, i fiumi e l’aria sono la sua musa ispiratrice. La chitarra solista aggiunge un tocco di glam, ma, dietro armonie piene, rimane un mero dettaglio aggiunto sulla tela. “Pebbles In A Stream” rafforza il viaggio scintillante attraverso un’atmosfera pop psych-folk che attraversa gran parte del disco. Riportato a una chitarra acustica su cui sono sovrapposte corde fluttuanti e gocciolanti, ti invita a disconnetterti dal trambusto e dalla preoccupazione della vita quotidiana mentre canta: ‘Le stelle si allineano, i pianeti danzano e la vita accade nel mezzo’.

Detto questo, all’interno di questa nuova esplorazione, il gruppo trova ancora il tempo per dare un tocco in più alle cose, come nei meravigliosi “Tell Me” e “Rock River”. Il ritmo può farli avanzare di più, ma l’atmosfera rimane comunque tranquilla, assorbendo tutto ciò che ci circonda, la meraviglia che ci passa accanto mentre siamo distratti dal malessere moderno. Nella title track, introduce un suono più lo-fi mentre riflette sulla pace persa quando si è trasferito dal Vermont a Los Angeles nel 2011 per inseguire il proprio sogno. Sul binario, dice: ‘In una dimensione alternativa c’è una versione di me che vive ancora lì, ancora appeso alla veranda, a disegnare immagini nel coffeeshop, a camminare sui binari della ferrovia che corrono lungo il fiume…’. È quella vita semplice che abbonda su “Smalltown Stardust”, creando un potere sottile per muoverti dall’interno.

Mentre il caos del mondo moderno turbina intorno a noi, ci sono solo due elementi essenziali nella musica: lanciare un grido di sfida contro un sistema che ci immobilizza o fornire una via di fuga. Il lavoro è perfetto per la seconda soluzione. Lo inchioda nei testi del brano conclusivo, “The Wheel”, un pezzo che scivola in una profonda riflessione: ‘Preso dal giro della ruota e sta tornando di nuovo. Quando finirà spero che non sia davvero la fine. Ho pensato a un tempo in cui io e te eravamo liberi e con gli occhi spalancati’.

Attraverso le undici tracce dell’LP, King Tuff ha catturato la meraviglia che spesso si perde in questi giorni, qualcosa che dovremmo tutti prendere tempo per riconquistare!!!


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