I King Crimson sono il mio gruppo preferito. Più dei Genesis, più degli Yes, più dei VDGG. Più di tutti. Hanno negli anni subito gli attacchi possenti degli Hatfield and the North, di Frank Zappa e degli Univers Zerò ma alla fine sono rimasti il mio gruppo preferito. Tale posizione credo possa trovare anche ampie isole di condivisione da parte di molti lettori, quello che magari risulta più eretico è il fatto che i miei Crimson preferiti non sono affatto quelli di ‘In The Court Of The Crimson King’ o quelli di ‘Lark’s Tongue In Aspic’ ma quelli degli anni 1971-72, quelli di ‘Lizard’ e ‘Island’, due capolavori irripetibili e per chi scrive i dischi più sottovalutati del rock.
Di tutti i periodi del gruppo sono uscite in questi anni testimonianze live, meno appunto del gruppo di ‘Lizard’ e ’Island’, se si eccettua ‘Earthbound’, disco però troppo spartano e provocatorio sia come scelta di materiale che come registrazione, ed ecco che arriva questo doppio ‘Ladies Of The Road’ a colmare la lacuna, con una registrazione finalmente adeguata.
Robert Fripp, Mel Collins, Boz Burrell, Ian Wallace e Pete Sinfield; le cronache parlano di un gruppo raffazzonato, slegato, precario, sempre sull’orlo dello scioglimento, tecnicamente non all’altezza. Beh, semplicemente non è vero, forse la sezione ritmica non regge il confronto con i gruppi successivi, ma in realtà si colgono raffinatezze e tensioni in qualche modo uniche e inedite. Oltre che sulla chitarra di Fripp, efficace tanto nell’assolo che nell’arpeggio, il gruppo si basa sui fiati di Mel Collins, incredibilmente perentorio e lirico sia al sax che al flauto, con frequenti divagazioni jazzate però mai gratuite, sempre funzionali, forse a volte leggermente leziose ma più spesso emozionanti.
Il primo cd è sicuramente il cuore dell’operazione e quello di maggior interesse.
Si parte con ‘Pictures Of A City’, leggermente più pigra della versione in studio, poi una splendida e intensa ‘The Letters’ e una ‘Formentera Lady’ che sfuma la parte finale in ‘The Sailor Tale’, con Collins e Fripp in una progressione mozzafiato.
Siamo ancora storditi ed ecco uno dei miei pezzi preferiti del Re: ‘Cirkus’, esecuzione rallentata, dilatata da bordate di mellotron, in splendido e precario equilibrio tra formalismo e istinto, insomma un grande esempio di art-rock.
Poi ‘Groon’, sei minuti jazzati di buon impatto e soprattutto credibili; ‘Get Thy Bearing’, attribuita a Donovan, è arrangiata come ‘Pictures Of A City’ ma è il punto debole del cd, complice una parte centrale di divagazioni gratuite e un cantato molto debole.
Finalone previsto con ‘21st Century Schizoid Man’ in una buona esecuzione e ‘In The Court Of The Crimson King’ irriconoscibile e ridotta ad un divertissement di pochi secondi.

By Doktor Kiusi

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