KEITH JARRETT – ‘Bordeaux Concert’ cover albumCome molti dei suoi rinomati canoni, tra cui il Concerto di Colonia, Brema-Losanna, “La Scala”, “A Multitude of Angels” (ECM, 1975, 1973, 1997, 2016), il Concerto di Bordeaux sembra che sia sempre stato lì. Nell’aria, nel cuore, nei silenziosi giri di un mondo in generale. Aspettando solo che qualcuno lo incontri e arrivi ad una maggiore comprensione di quanto bella, quanto pacifica possa essere questa vita.

Registrato al Bordeaux National Opera House, nel luglio 2016, “Bordeaux Concert” segna l’ultima esibizione da solista di Keith Jarrett in Francia. La suite improvvisata proveniva da un prolifico tour europeo che ha prodotto tre dischi ECM fino ad oggi. Non c’è dubbio che l’etichetta continuerà a estrarre le esibizioni dal vivo di Jarrett nel periodo successivo al 2018, cosa che lo ha lasciato incapace di suonare. Il disco dimostra che, anche se Keith invecchiava e coltivava il suo repertorio, non ha mai permesso all’intelletto di sopraffare la spontaneità.

Comunicativo a tutti i livelli, il rilascio pone l’ascoltatore in prima fila al centro, preoccupato solo del pianista e della sua musa ispiratrice nel momento in cui è salito sul palco de L’Auditorium a Bordeaux il 6 luglio 2016. Le luci si spengono e il nostro, particolarmente posseduto quella notte dalle mute immaginazioni con cui ha trafitto e trasportato il pubblico sin dal primo giorno, creando una suite in tredici parti onnicomprensiva, straordinariamente fluente e ossessivamente lirica.

Tra l’euforia assicurata di “Munich” 2016 (ECM, 2019) e la matericità del “Budapest Concert” (ECM, 2020) questa notte regge il confronto mentre Jarrett approfondisce il proprio spirito curioso senza esplorare i due o tre standard che erano diventati parte del suo repertorio dalla fine degli anni ’90. Ma diventa nostalgico della perspicace rimuginazione “Parte III”, esaminando l’ampiezza e la portata totali della propria creatività apparentemente infinita. Emergendo dolcemente, funge sia da somma che da inizio, evolvendosi nel proprio standard costante. Gli arpeggi rotolanti della “Parte IV”, le connotazioni blues della “Parte VIII”, l’arguzia e la moderazione espansiva della “Parte VII” e il maestoso classicismo della “Parte XIII”, rendono il “Bordeaux Concert” un ascolto straordinario.

L’ampiezza delle creazioni spontanee di Keith continua a essere una meraviglia. Anche nei brani in forma più breve che prediligeva nelle esibizioni successive, riuscì a mescolare stili, “Bordeaux Concert” è un capolavoro intrigante, estatico, entusiasta e creativo su una scala a cui pochi possono relazionarsi. Come con le sue ultime uscite, “Munich” e “A Multitude of Angels”, il pianista ricorda all’ascoltatore che è lo spirito e l’incarnazione dell’improvvisazione. Fa sperare, contro ogni aspettativa, che giocherà ancora!!!


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