Ed eccoci ancora una volta a parlare di un prodotto della Paradise of Bachelors. Questa volta è il turno di Jennifer Castle che ci presenta il suo terzo album dopo i due precedenti usciti per i tipi della No Quarter. La nostra si accredita come una delle più importanti figure del folk al femminile del mercato indipendente americano.
Il songwriting che la caratterizza segue il filo conduttore di alcune folk singer del passato, di quelle che nessuno considerava al momento, ma che poi sono diventate delle autentiche icone ed ispiratrici per tanti, parlo di Linda Perhacs, Judee Sill, Vashti Bunyan.
E’ supportata in studio da Paul Mortimer alla chitarra solista, David Clarke alla sei corde acustica, Jonathan Adjemian al piano e all’organo, Mike Smith al basso (anche responsabile degli arrangiamenti d’archi) e dal batterista Robbie Gordon.
La Castle ha scritto e registrato questo lavoro in una chiesa del diciannovesimo secolo vicino alle rive del lago Eerie dove visse anche la famiglia. Si tratta di una forma di immersione sulla mortalità e sulla memoria, sui propri fantasmi e sul dolore.
Il modo in cui la nostra ha registrato questi brani è ridotto ai minimi termini quello che conta è il mood e la sua voce lancia messaggi di fragilità, sofferenza come mai prima d’ora. Dal punto di vista sonoro siamo dalle parti delle country-soul torch songs ma in formato mistico minimalista.
Potremmo farci cullare da questi brani se non fossimo a conoscenza del dolore che descrivono.


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