JEFF MILLS – ‘Metropolis Metropolis’ cover albumJeff Mills rivisita ancora una volta “Metropolis” di Fritz Lang, mettendo insieme una colonna sonora completamente nuova che vuole essere una reazione più sfumata alla storia stessa. Un trattamento più inebriante e psichedelico, è uno dei materiali più approfonditi che Mills abbia pubblicato da anni.

Quando Jeff pubblicò la propria interpretazione di “Metropolis” nel 2000, era il candidato perfetto per avvicinarsi ad una pietra miliare del cinema e portarla a schiantarsi nell’era techno.

Il concetto di ‘rescore’ era ancora agli inizi, quindi gli ascoltatori non erano ancora del tutto stanchi della miscela di filmati muti e musica contemporanea. La musica del produttore di Detroit ha sempre rappresentato la tecnologia, e il classico rapporto dell’uomo con le macchine di Lang nel modo più visivo – Mills ha semplicemente offerto una nuova spina dorsale che ha contribuito a costruire la visione in un’altra dimensione.

Oltre due decenni dopo la cultura è cambiata, quindi Jeff ha ritenuto importante non solo per George Lucas la sua colonna sonora, ma anche per J.J. Abrams completamente.

A differenza del suo predecessore relativamente compatto, “Metropolis Metropolis” è un labirinto di lunghe composizioni che toccano il jazz, la musica barocca e, naturalmente, la techno, ma c’è poco che tu possa immaginare che risuoni attraverso Tresor una domenica mattina. Mills raggiunge a malapena la batteria nei primi due pezzi dell’album, usando svolazzi jazz in “The Masters of Work and Play”, ma senza mai permettere ad un ritmo di formarsi completamente. Il suo focus è sulla cura dell’umore, ma il disco si sveglia quando il nostro gioca con i suoi punti di forza.

La seconda metà del disco è più animata, con “Transformation the Aftershock and Evil” che utilizza il soundset vitreo della leggenda di Detroit per evolversi in un ritmo che è tra Underground Resistance e Jon Hassell. “Yoshiwara and the Players of Chance” è ancora migliore, con calci pungenti e oscillatori vorticosi che disegnano una classica scena fantascientifica senza ricorrere a tropi dimenticabili.

Il controllo del ritmo di Mills è molto impressionante, e usa schemi ad incastro per dare slancio ai lavaggi di elettronica in stile Vangelis. “Liaisons and Complicated Affairs” ci porta ai titoli di coda, arrancando attraverso corde sintetiche e in una raffica di sequenze ipnotiche che non è un milione di miglia dalla colonna sonora immaginaria altrettanto coinvolgente di Klaus Schulze a “Dune”

Scavando nelle profondità della prima edizione e con sguardo acuto, un lavoro che viene dal profondo dell’anima!!!


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