Il tango argentino, proprio come il jazz, è un classico esempio di una tradizione musicale viva e in costante sviluppo. Già, quando era ai suoi albori intorno al 1900, il tango miscelava influenze della musica americana, europea, africana e latina. Oggi, più di 100 anni dopo, è rimasto vitale non solo nel rispetto della sua forma tradizionale, ma anche incorporando elementi del pop, dell’elettronica e del jazz.
Protagonista di questo processo di evoluzione ed apertura del tango fu il suonatore di bandoneon argentino e compositore Astor Piazzolla. Fu un pioniere e un precursore, e uno dei suoi lavori chiave fu l’album “Tango Nuevo”, registrato nel 1974 con il sassofonista americano baritono Gerry Mulligan. L’album divenne un successo internazionale e rese questa forma di musica, conosciuta con lo stesso nome dell’album, popolare ben oltre i confini dell’Argentina. Il fondatore e produttore della ACT Siggi Loch ha avuto un ruolo di primo piano nel rendere popolare “Tango Nuevo”: la registrazione fu pubblicata in Europa su Atlantic Records sotto la sua supervisione nel 1975 e raggiunse un grande successo ben oltre i circoli del tango e del jazz. Un recente viaggio in Argentina alla ricerca di nuova musica e ispirazione ha ravvivato il suo desiderio di produrre una risposta odierna a “Tango Nuevo”.
Non molto tempo dopo, quando Loch era tornato in Europa, il trombettista Paolo Fresu ha attirato la sua attenzione su Javier Girotto, sassofonista argentino, ma italiano d’adozione. Nato a Córdoba, in Argentina, Girotto ha trascorso la sua giovinezza suonando in orchestre di tango e gruppi jazz prima di trasferirsi a Boston, dove ha studiato jazz al Berklee College of Music. Successivamente si è trasferito in Italia, paese natale dei suoi nonni, e ha deciso di stabilirsi in modo permanente a Roma. Javier aveva scoperto per la prima volta l’album “Tango Nuevo” a dieci anni nel suo paese natale. È stata un’esperienza chiave nella sua vita perché ha unito i due mondi della sua stessa creatività: il tango argentino e il jazz americano. Sorprendentemente, Girotto non aveva mai suonato la musica dell’album prima, anche perché aveva costruito un enorme repertorio come compositore, con oltre 500 pezzi e quasi 40 album al suo nome. Tuttavia, una volta che gli è stata offerta la sfida di dare una visione personale di questi brani, e di offrire al pubblico di oggi l’opportunità di ascoltarli di nuovo in concerto, non si è potuto tirare indietro. L’album “Tango Nuevo Revisited”, che segna anche il debutto di Javier Girotto sull’etichetta ACT, potrebbe essere descritto come una versione jazz da camera dell’originale. Insieme ai suoi colleghi e amici Gianni Iorio (bandoneon) e Alessandro Gwis (piano, tastiere), Girotto va dritto al cuore di questi pezzi e delle loro melodie. Le interpretazioni del trio suonano spesso più ispirate al jazz dell’originale, che ha le sfumature più morbide del pop-jazz. Nel tango, come nel jazz, non c’è posto per la purezza dogmatica e non c’è mai stato. Entrambi questi generi musicali consistono in un vocabolario che funge da tavolozza per l’espressione personale dell’artista. Tango e jazz offrono agli artisti la possibilità di scambiarsi idee e raccontare storie musicali ed è questo ciò che rappresenta “Tango Nuevo Revisited”.
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